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Così ricordiamo Peppino Bramati

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Capita spesso di sentir parlare della morte, ma forse non è frequente definirla "sorella", come fece san Francesco d'Assisi nel suo celebre cantico. Così non è comune essere accanto a un uomo che termina la propria esistenza terrena nel momento stesso in cui celebra il suo "passaggio pasquale" verso l'eternità. A me è toccato questo raro privilegio...

Grande spirito missionario

I funerali di Peppino Bramati, fratello del saveriano p. Nazzareno, nella parrocchia di Santa Barbara alle Capanelle di Roma, sono stati veramente una liturgia pasquale, ricca di significato e con una partecipazione viva e significativa. C'era un'intera comunità parrocchiale, con la presenza di otto preti, a dare l'ultimo saluto cristiano a un uomo che l'ha generosamente servita nell'attività pastorale per ben 32 anni come catechista, organista e animatore di gruppi parrocchiali.

Un uomo che ha ben vissuto nella comunità ed è cresciuto con essa negli anni del suo "sviluppo comunitario", caratterizzato da una forte tensione missionaria. Le testimonianze ascoltate durante il funerale e il testamento che egli ci ha lasciato lo dimostrano.

Proprio per questo suo spirito missionario, la sua vita è stata sempre coerente, senza compromessi o mezze misure. Come ha sempre grandemente amato la sua famiglia, così si è speso sia per la sua comunità parrocchiale sia per l'annuncio missionario, e non solo in supporto al fratello missionario.

La coerenza evangelica

La coerenza gli ha fatto da guida e questo modo di essere l'hanno acquisita anche i suoi co-parrocchiani che, al posto dei fiori sul feretro, hanno voluto fare una generosa colletta per la missione dei saveriani in Sierra Leone. Certamente, è un dono più ricco dei tradizionali fiori recisi, che attualizzava il detto evangelico: "Venite benedetti dal Padre mio, perché avevo fame, avevo sete, ero nudo, ero ignorante... e voi mi siete venuti in aiuto: entrate nel mio Regno!".

Il saluto corale dato a Peppino nella sua parrocchia - assieme ai suoi famigliari e ai tanti amici - sia anticipazione di quella festa che ci aspetta in cielo, perché veramente ci amiamo e ci doniamo agli altri. Possa essere anche un "arrivederci" in quella casa che sogniamo qui in terra e che in certi momenti ci ricorda quanto sia bello starci per sempre.

I saveriani di Roma ricordano Giuseppe con affetto speciale per le sue tante qualità e la grande fede che l'ha sempre accompagnato. La presenza al suo funerale di p. Rino Benzoni, superiore generale della congregazione, testimonia la vicinanza dei missionari ai nostri famigliari, anche nei momenti del dolore.



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