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Amore sì, ma fino a quando? Fino a quale punto? “C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per uccidere e un tempo per curare, un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per fare la guerra e un tempo per fare la pace”.

Che tempo è oggi per te? Sefora, originaria di Limbiate, ci ha raccontato il suo tempo di infermiera di fronte ad una malattia con prognosi infausta, cioè senza speranza di guarire. Laddove per la scienza una tale malattia è un fallimento, per lei è un’occasione per vivere, per amare. Sefora definisce la sua missione: stare accanto al malato. Luigi Pintor dice che “una malattia può irrompere in una casa con lo stesso effetto di un ordigno che demolisce e brucia ogni cosa intorno. Ma non è come la morte, che segna una fine. La malattia è una forma di vita e quindi si può far tutto ed essere di aiuto come nella normalità”.

Non la pensava così Augusto, architetto di 53 anni, con tre figli, al quale era stata diagnosticata una malattia inguaribile. Lui faceva di tutto per allontanare il pensiero della morte, vivendo una vita di performance, come se il male non ci fosse e come se il destino non fosse segnato. Sefora lo incontra nell’ambito del suo lavoro e gli dice: “Per tutti tu puoi fare il bauscia, ma per me tu sei fragile! Cosa scegli: quantità o qualità di vita?”. Augusto sceglie la qualità e sfrutta il pensiero della morte come perno per scegliere di vivere. La complicità che nasce tra i due produce una relazione di cura reciproca che nemmeno la morte potrà spezzare. Dopo la sua scomparsa, Sefora esclama: “Per me Augusto è vivo!”.

Continua Pintor: “La malattia mostra più di ogni altra cosa che il mondo è diviso in due. Le persone di cuore provano compassione, altre sentono un disagio e credono che la malattia sia una condizione eccezionale ed estranea. Ed è allora che la malattia, non essendo riconosciuta come forma della vita, diventa orribilmente dolorosa e incurabile”.
Da ragazza Sefora va a Lourdes con l’Unitalsi. Di fronte a migliaia di malati, sulla spianata della basilica, è come se il Signore le dicesse: “Lasciati fare!”. È colpita da queste persone che senza conoscerla si lasciavano toccare da lei.

Oltre ad incontrare il suo sposo, a Lourdes Sefora incontra la sua missione ed è un amore per la vita. In questi anni i malati le hanno insegnato che la vita è prendersi cura degli altri perché “in un'intera esistenza non c'è cosa più importante da fare che chinarsi perché un altro cingendoti il collo possa rialzarsi”.



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