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Celam V: Sporcarsi per il prossimo

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L'Asse portante - Missionari dell'uomo e discepoli di Cristo.

Il binomio "discepoli e missionari", tema principale della V Conferenza dei vescovi dell'America latina e Caraibi, ha radici bibliche profonde e implicazioni forti nella vita e spiritualità missionaria della chiesa. Tutti coloro che sono chiamati a seguire Gesù, sono anche immediatamente inviati ai poveri e agli altri.

Si tratta di un percorso interiore di conversione che inizia dalla testimonianza di vita, dall'accogliere la Parola del regno, dal cambiamento del cuore, dall'adesione alla comunità che confessa e celebra Cristo Signore e Salvatore universale.

Questo cammino - incontro - missione con Gesù è un'esperienza talmente forte e fondamentale che penta un programma missionario universale. La missione è per fare nuovi discepoli - missionari affinché il regno di Dio si propaghi e penti un progetto di vita per l'intera umanità.

Per fare nuovi discepoli - missionari

Lo comprendiamo leggendo attentamente Matteo 28,19-20: "Andate e fate discepoli tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato". In greco c'è un solo imperativo - "fate discepoli" - e tre gerundi: "andando, battezzando, insegnando". Il cuore del comando di Gesù non è tanto andare, partire, annunciare, ma è il pentare discepoli e invitare altri ad esserlo.

Se siamo inviati per "fare discepoli", allora dobbiamo capire bene cosa vuol dire "essere discepoli", qual è il progetto di vita che Gesù fa, per vivere continuamente con questo atteggiamento: chiamati a seguire il Signore. Il discorso della montagna (Matteo 5-7) ci dice che la condizione essenziale per seguire Gesù è pentare poveri, mansueti, misericordiosi, puri di cuore... In una parola, è un umile tirocinio. Non tanto per assimilare una dottrina, ma per aderire a una pratica della vita d'amore.

Sono tre le tappe di questo cammino: passare da un amore ordinario a un amore radicale; passare da un amore reciproco a un amore gratuito; passare da un amore tribale a un amore universale. Quest'ultima tappa è la sommità della montagna da cui Gesù invia i discepoli in tutto il mondo. È il massimo dell'amore e l'apice della proposta cristiana nella sua dimensione universale.

Missione: il massimo dell'amore di Dio

Il vangelo fa il racconto di una "discesa" che è un programma: la discesa da Gerusalemme a Gerico dell'uomo lasciato mezzo morto sul ciglio della strada dai briganti (Luca 10,25-37). La parabola parte dalla domanda, "chi è il mio prossimo?", e termina con la domanda, "chi è pentato prossimo?".

La missione è proprio questo: pentare prossimo, imparare ad essere prossimo degli altri, dei poveri, delle vittime, dei caduti. Il sacerdote e il levita non pentano prossimo per mantenere la "purità", che avrebbero perso toccando un cadavere. Il vangelo non dice che era "morto", ma solo "mezzo morto". Comunque sia, meglio non mettere a rischio la "purità" necessaria per amare Dio. Nel nostro caso invece, c'è da "sporcarsi" per amare il prossimo. Un conflitto paradossale tra i due principali comandamenti della legge!

La missione non è altro che spogliarci di tante cose che caratterizzano la nostra identità, per avvicinarci agli altri. La missione cristiana non nasce per soddisfare un desiderio di ascesa; è invece una discesa, per avvicinarci, mossi da compassione. La missione rompe il cerchio dell'integrità e dell’integralismo e invita a "sporcarsi", a uscire da se stessi, dalla propria tribù, dalla propria terra.

Gesù è chiaro: "va', fa' così anche tu e vivrai". È possibile amare Dio solo amando il prossimo. Punto e basta. Questo invio è l'asse portante del discepolato: ogni discepolo è tale per essere apostolo - cioè inviato, cioè missionario. Ogni apostolo è tale solo perché è sempre discepolo, che impara ad amare. Il discepolato non è un fine in se stesso.

La sua finalità è la missione. Il dinamismo tra il discepolato e l'apostolato è il primo asse portante della spiritualità missionaria della chiesa.



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