Carisma è missione: Missione nei giorni feriali
Portarono il bambino a Gerusalemme. Simeone lo prese tra le braccia... Tornarono a Nazareth...
Ho vissuto la notte di Natale meditando la presentazione di Gesù al tempio e la sua lunga permanenza a Nazareth. In una comunità di periferia le possibilità sono scarse, ma abbondano fantasia e creatività! Arrivo e l’équipe liturgica mi dà lo spartito della celebrazione: benedizione del Bambinello da mettere nel presepio; entrata solenne della Bibbia; processione offertoriale; benedizione finale con l’ultimo nato in comunità.
Era proprio un neonato - 27 giorni - che veniva portato all’altare in braccio a sua madre. Me l’hanno messo tra le mani. Con lui ho tracciato il segno della croce sull’assemblea commossa. In quel bambino, dono del Padre all’umanità, era la realtà del Natale, viva e concreta, storicamente visibile, oggi! Così ho meditato i segni umili del Natale.
E dopo i riti previsti per la nascita del Primogenito, il silenzio di Nazareth: trent’anni! Silenzio o annuncio?
Vita nascosta o rivelazione esplicita del volto di Dio e del suo modo di agire? Tempo perso o valorizzazione di tutti i nostri tempi, di tutte le nostre attività, non più misurate sull’efficienza, sulla quantità di produzione, sul valore monetario?
Gesù lavora: è identificato come il falegname, figlio del falegname. In quegli anni di duro lavoro scopro la forza evangelizzatrice della quotidianità. Con questi anni "persi", in rapporto alla predicazione e ai miracoli, il Signore ci insegna a dare alle nostre giornate feriali un respiro universale e a scoprirvi una grande forza evangelizzatrice.
Il beato Guido ci ricorda che "la santità non consiste nel compiere opere grandi, opere eroiche; se consistesse in questo, non sarebbe possibile che a pochi. Si compone di piccoli atti, quali sono le azioni di cui si compone la giornata". Agli studenti saveriani aggiungeva: "Richiamo la vostra attenzione su tutti questi atti di cui si compone la vostra giornata: riposo, studio, nutrimento, ricreazione, passeggio".
Commemorando Teresa di Gesù Bambino diceva: "Teresa, con la sua vita e con le sue opere, continua a parlare e a insegnare in modo accessibile a tutti. Essa ci insegna che c’è qualcosa che piace a Dio almeno altrettanto che le grandi virtù, siano pur esse apostoliche, siano pure splendide di scienza e feconde di grandi opere". In altre parole, ci si santifica e si fa missione anche "all’ombra delle pareti domestiche e fra le angustie della povertà".
Con una giornata vissuta con coerenza al vangelo, possiamo essere testimoni. Possiamo cioè dare alla vita quotidiana un respiro universale, e all'universalità una concretezza quotidiana.
Credo sia questa la prima ed efficace missionarietà di ogni cristiano.