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Bangladesh: 64 ore di lavoro. I bambini delle baraccopoli bengalesi sono costretti spesso a lavorare 64 ore alla settimana nelle fabbriche tessili di grandi marche internazionali. Il 15% dei bambini tra 6 e 14 anni dei quartieri più poveri di Dhaka non va a scuola perché lavora a tempo pieno. La cifra sale al 50% tra quelli di 14 anni. Due terzi delle bambine lavoratrici sono impegnate nel tessile, un settore in piena espansione nell’economia del Bangladesh. E le autorità bengalesi non pongono obiezioni.

Vietnam: traffico di esseri umani. Continua ad aumentare il fenomeno della tratta di esseri umani in Vietnam, che ora sfrutta anche i social media, sempre più utilizzati dai giovani vietnamiti. Il Sudest asiatico è tra le regioni più implicate nel traffico di esseri umani. Molte donne sono vendute per i matrimoni al confine con la Cina. Il Vietnam ha annunciato una strategia per affrontare il fenomeno, già sotto la lente d’osservazione.

Sud Sudan: alcuni numeri. Dopo anni di separazione, oltre quattromila bambini sono stati riuniti alle loro famiglie. Infatti, a causa del conflitto in corso sono stati sfollati circa 900 mila minori, di cui quasi 15mila staccati dalle rispettive famiglie e quindi esposti a rischio di abusi. Oltre mille bambini sono stati uccisi come conseguenza diretta del conflitto. Dallo scoppio della guerra civile, inoltre, in Sud Sudan più di 16 mila bambini sono stati reclutati come soldati.

Aggiornamenti africani

Congo RD: chiesa nel mirino. Nelle ultime settimane si sono verificati alcuni episodi di violenza che hanno coinvolto la chiesa, una recrudescenza di paura, collera e incertezza. Il cardinale Monsengwo, arcivescovo di Kinshasa, mette in relazione questi fatti con il tentativo della Conferenza episcopale congolese (Cenco) di mediare nell’attuazione degli accordi di San Silvestro e di trovare un Primo Ministro che guidi un governo di unità nazionale, come previsto dalle intese. Monsengwo ha ricordato Etienne Tshisekedi, storico leader dell’opposizione morto di recente, che ha combattuto fino all’ultimo per dare al Congo “la pace nella giustizia”.

Ciad: no a sconforto e violenza. Il Ciad sta attraversando un momento molto difficile a causa delle controversie sulla gestione delle elezioni presidenziali, il mancato versamento dei salari e le misure d’austerità prese dal governo per far fronte alla crisi economica e finanziaria. Lo scrivono i vescovi del Ciad che lamentano la mancanza di dialogo tra governo e opposizione e tra istituzioni e società.

I vescovi chiedono a tutti di fare la propria parte per portare il Paese fuori dalla crisi, “resistendo alla tentazione della violenza e dello scoraggiamento; il futuro passa attraverso la tolleranza, il rispetto delle differenze e l’accettazione reciproca”.

Sviluppo e diritti. Secondo uno studio, l’Africa ha una crescita economica a due velocità. Un primo gruppo di Paesi subisce la drastica diminuzione dei prezzi del petrolio e le turbolenze politiche della primavera araba (Egitto, Libia e Tunisia). Il secondo gruppo è in espansione per l’impetuosa crescita della popolazione in età lavorativa. Resta però da capire se il continente sarà in grado di sfruttare i mezzi di cui dispone.

Di contro, secondo l’organizzazione Human Rights Watch, ci sono garanzie costituzionali ignorate, repressione violenta degli oppositori, impunità crescente e corruzione. Il rapporto, inoltre, mette in guardia dal pericolo che i populismi autoritari rappresentano per l’assetto mondiale.

Marocco: uscire dall’islam si può. Chi lascerà l’islam per abbracciare un’altra fede non sarà più condannato a morte per apostasia. Ad affermarlo, in un documento ufficiale, è il Consiglio superiore degli ulema del Marocco. Sembra una decisione storica. Secondo gli ulema, non è mai stata una questione religiosa, quanto un problema politico. In sostanza, è come se “depenalizzassero” l’apostasia, riconoscendo che non va punita dagli uomini ma, semmai, da Dio.



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