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C’è chi parte e chi arriva

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A fine novembre 2015 ho chiuso il mio mandato di rettore della Casa Madre dei saveriani a Parma. Sono stati sei anni molto intensi alla guida della comunità, fatti di tanti giorni belli e anche qualche momento difficile.

I tempi del “grande alveare

Questa è una comunità che ha cambiato fisionomia nel corso degli anni. Il grande complesso in cui abitiamo risale addirittura a mons. Conforti, che aveva scelto questa area fuori città per accogliere e formare i suoi missionari. Il 24 aprile 1901 il vescovo di Parma, mons. Francesco Magani, all’inaugurazione definiva della nuova costruzione, la chiamò il “nido degli aquilotti”, pensando ai giovani missionari che di qui avrebbero spiccato il volo verso paesi lontani. Più avanti la casa venne chiamata “il grande alveare”, quando straripava di giovani nei decenni del boom vocazionale, i favolosi anni ’50 e ’60. E anch’io sono un frutto di quegli anni.

Ora la casa è luogo di accoglienza per tutti i saveriani che, periodicamente, rientrano dalle missioni e hanno il diritto di trovare qui il loro focolare.

Confratelli, animazione e santuario

L’invecchiamento del personale ha reso necessario in tempi recenti una ristrutturazione del grande edificio, che ospita attualmente diversi confratelli anziani e malati. Un gruppo di saveriani è interamente al loro servizio, insieme al personale infermieristico. L’altra componente della comunità è impiegata nell’organizzazione della casa e nell’animazione missionaria della diocesi di Parma. Ho cercato di coordinare con le mie ricchezze e i miei limiti queste due realtà.

Sono stato anche rettore del santuario “San Guido Conforti”, dove arrivano persone e gruppi per pregare all’urna del Santo o davanti al grande crocifisso, per partecipare alle celebrazioni liturgiche o ricevere la confessione. Mi sono adoperato per avere una celebrazione degna del mistero cristiano e l’esercizio di una preghiera ben fatta, con il desiderio di aprire menti e cuori ai bisogni della chiesa missionaria e alle necessità del mondo.

Ringrazio i miei confratelli e tutti gli amici e benefattori che ci seguono da molti anni, in particolare gli abbonati a “Missionari Saveriani” e gli aderenti al Gams.

Pronto a tornare in Camerun

Ora è tempo di tornare in Camerun, dove ho già lavorato quattordici anni dal 1995 al 2009. È l’inizio di una nuova avventura. La ripartenza appartiene al dna del missionario: la sua identità, infatti, implica lasciare famiglia, patria e amici per servire altrove l’annuncio del vangelo. Parto volentieri in uno spirito di fede, anche se vi confido che alcuni strappi ci sono.

Dopo i settant’anni non è così facile cambiare abitudini, stile e ritmi di vita in un paese lontano, ma amato. Confido nella forza del Signore, secondo la celebre espressione dell’apostolo Paolo: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10).

Auguro buon lavoro a p. Gabriele Cimarelli, che mi succede nel ruolo di rettore.



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