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Brianza, una terra di carità

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La mia conoscenza di Desio è molto limitata per poter parlare della realtà locale. Ci vuole tempo, attenzione e curiosità. Credo che la prima caratteristica del missionario sia la pazienza: sapere attendere per comprendere la cultura, il linguaggio, il modo di pregare e di esprimere la fede.

La bellezza della missione

Sono arrivato a Desio il 25 ottobre. Una bella coincidenza: p. Alessio Crippa quello stesso giorno partiva per la Thailandia ed io arrivavo nella sua terra brianzola. Lo scambio missionario è un segno di speranza per la chiesa e il mondo. Si realizza ancora una volta il sogno di mons. Conforti che ci invita a uscire dalla propria terra, dai legami più stretti, dal sapore del cibo materno, dal modo di celebrare per incontrare fratelli che non appartengono alla propria cultura. Questo è la bellezza della missione.

Lo Spirito Santo precede sempre il missionario. È lui a indicare la strada giusta. Lo scambio di esperienze tra le chiese è segno che le ricchezze culturali e spirituali sono condivise.

Il mercatino dei vestiti

La comunità di Desio è composta da saveriani che hanno una storia di missione alle spalle e nel cuore. La casa di Desio respira questa missionarietà e si apre per fare del mondo una sola famiglia, come ci ricorda il nostro santo Fondatore.

Tra le attività che apprezzo ci sono il mercatino, il dialogo interreligioso con i musulmani pakistani, l’attenzione agli ultimi tra cui l’accoglienza dei “senza tetto” e la festa dei popoli. Il mercatino è una finestra che ci dice quanto sia possibile costruire ponti che uniscono. Persone di buona volontà portano vestiti usati e nuovi che sono poi separati e venduti per sostenere una missione. Questa sensibilità dice quanto la terra di Desio-Brianza sia sensibile alla carità.

L’incontro con i musulmani pakistani

Il secondo aspetto è l’apertura verso l’altro. Gaston Bachelard dice che l’incontro ci crea ed io aggiungo che l’incontro apre la strada a nuova creazione, alla novità. Chi accetta lo scambio con una persona diversa - religione, cultura, colore della pelle, pensiero-opinione - si predispone al cambiamento di mentalità ma soprattutto dei pregiudizi che portiamo dentro, spesso inconsapevolmente.

L’incontro con i musulmani pakistani che, venendo nella nostra comunità si sentono a casa, è un segnale forte alla chiesa di Milano e di Desio in particolare. È possibile dialogare, convivere pacificamente, arricchirsi condividendo le nostre fedi. È possibile comprendere l’altro se ci mettiamo nell’atteggiamento di ascolto.

La possibilità di farci prossimi

La terza cosa bella è l’accoglienza dei poveri. Accogliere uno sconosciuto è mettersi al posto del buon samaritano che vide, si commosse, si avvicinò e si prese cura del ferito. Credo che ogni giorno ci vengano fatte offerte di conversione, di incontro, di farci prossimo all’altro. Spetta a noi non mancare questa chance, la possibilità di farci prossimi.

Insieme ai saveriani, ci sono tanti laici impegnati nello svolgimento di queste attività. Sono segni della provvidenza, manifestazioni della gioia del vangelo che va condivisa con il prossimo.

La festa dei popoli, un’epifania

La festa dei popoli coinvolge tutta la città e non solo. Tante persone vengono da lontano per gustare la bellezza dei popoli, del cibo, dell’arte, delle tradizioni. La festa dei popoli è un’epifania dell’altro, del volto del fratello, della diversità. È rivelazione della ricchezza, della differenza religiosa che si manifesta nell’arte, nel modo di vestire, nell’approccio fraterno. Così, culture lontane diventano vicine, ricchezze comuni da condividere. Chi ha paura dell’altro ha paura di se stesso, chi non vuole conoscere l’altro neanche vuole conoscere se stesso. La festa dei popoli è questo momento di incontro, di scambio, un nuovo luogo-areopago dove si pensa alla società futura, esperienza da condividere con tanti giovani, speranza del mondo e del futuro.



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