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Bibbia in Asia: L’onda benefica della Bibbia

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Bangladesh, a maggioranza islamica

La nuova edizione della bibbia in Bangladesh si chiama “Bibbia del giubileo”, perché ha visto la luce nell’anno santo del 2000. È stato un modo per lanciare la buona novella nel nuovo millennio.

La traduzione in bengalese è stata completata, nell’arco di vent’anni, dal benedettino p. Carlo Rubini, già saveriano di origine bergamasca. Le prime 7.000 copie erano presto esaurite. La ristampa di 12.000 copie è una prova della fame di Parola di Dio, che è trasbordata anche oltre la comunità cristiana.

L’edizione ha un marchio inter-religioso: tradotta da un cattolico e stampata nella tipografia musulmana “Bismillah” (nel nome di Dio); il grafico è un hindu e i trasparenti sono di un cristiano battista. Un segno di collaborazione tra le religioni.

Al pozzo, con la brocca vuota

Ora i vescovi e i cristiani del Bangladesh hanno tra le mani un dono dello Spirito, da mettere a frutto. Chi si accostano alla bibbia porta nel cuore l’invocazione del salmista: ”Signore, indicami il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza” (Sal 16,11).

La cultura e la religiosità del popolo bengalese, pur nella ricchezza dei propri valori, mi piace paragonarla alla samaritana che va al pozzo di Sichem con la brocca vuota. L’attesa al pozzo non può durare ancora a lungo. Anche se molti accorrono ad abbeverarsi a cisterne screpolate, che offrono acqua fangosa, bisogna credere che la sete di acqua viva non possa essere ingannata da offerte non genuine.

La comunità cristiana, per prima, è chiamata ad attingere al pozzo dove Gesù attende gli assetati. Solo dopo un dialogo intimo con il Messia, i cristiani del Bangladesh potranno acquistare l’autorevolezza per annunciare il vangelo.

Sul carro da viaggio, per annunciare

Il Bangladesh è un groviglio di problemi che rendono difficile la sua sopravvivenza. Può essere chiamata “la terra del Servo sofferente”. Ma anche per questo popolo ci deve essere una via di liberazione. Quando i cristiani acquisteranno il coraggio della testimonianza, allora avranno l’ardire di accostarsi al carro da viaggio del Bangladesh per lanciare la provocazione: “Capisci perché soffri? Capisci quello che stai leggendo?” ( cfr. Atti 9,30).

Una distribuzione massiccia della Bibbia rischia di mettere tanta gente davanti a un libro chiuso con sette sigilli. “Come potrei capire, se nessuno mi istruisce?” - l’invocazione del funzionario della regina di Etiopia, riferita negli Atti, indica anche la missione dei cristiani in Bangladesh. Essi conoscono il Servo sofferente e sanno che la sua passione continua tra le pieghe della storia. Il popolo del Bangladesh prosegue il cammino sul suo carro da viaggio. Le grandi domande che porta nel cuore sembrano far circolare le ruote del carro. Chi avrà il coraggio di rivolgere ad esso la proposta decisiva del vangelo?

Una bibbia, se avvolta in una bella stoffa e tenuta nel cassetto, mi fa pensare al talento nascosto in una buca del terreno. Al contrario, una bibbia consumata dall’uso, trasformata in commento vivo sulle strade del Bangladesh, mi raffigura una comunità divenuta essa stessa domanda e risposta per chi cerca la salvezza.

Una sfida: offrire la bibbia agli immigrati

Mi commuove pensare che la prima collaborazione per la stampa della nostra bibbia sia partita dai lettori di “Missionari Saveriani” e dalla “mostra dei presepi” organizzata dai saveriani di Vicenza. Il Verbo eterno ha piantato la sua tenda in tutti i continenti. È tempo di dare la parola a questo Bambino, venuto anche per il popolo del Bangladesh.

Gli amici che ci hanno aiutato a offrire la Bibbia in bengalese, non pensino che il loro compito sia finito con un contributo economico. Sono stati strumenti della gioia di coloro che ora possono leggere la Parola di Dio nella propria lingua. È giusto che ne siano fieri. Ma io propongo loro un altro passo. Accogliere la sfida di offrire ai molti bengalesi che lavorano in Italia una bibbia, resa comprensibile dalla loro stessa vita.

La preghiera ci aiuti a non seppellire il talento della Parola di Dio e ci spinga ad accostarci al carro dei nostri compagni di viaggio. Questa Parola, indicandoci la meta, ci insegni anche a camminare. Dopo aver ricevuto il messaggio del vangelo e il battesimo, il funzionario etiope “seguì pieno di gioia il suo cammino”.

Penso anche alla gioia di Filippo, che segue con lo sguardo il compagno di viaggio, mentre corre felice sulla via apertagli dalla Parola. La missione cristiana è racchiusa in questa gioia del donare e del ricevere continuamente la Parola di vita!



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