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Andata e ritorno, per raccontare

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Padre Andrea, saveriano padovano che lavora in Amazzonia, lo scorso giugno è venuto a Zelarino con la mamma e ha presieduto la Messa del GAMS. Ci racconta un po’ della sua vita missionaria.

Stavo comprando un biglietto per il treno e ho visto casualmente uno sconto del 5% sull’andata e ritorno. Niente male, con i tempi che corrono. Mi sono subito preoccupato di fare anche il ritorno, stimolato logicamente dallo sconto.

Ma il sogno è più grande…

Così dovrebbe essere per il missionario che, inviato, riceve tante grazie nell’andare, e al ritorno non dovrebbe farsi scappare la possibilità di raccontare quello che ha ricevuto. In questo mio ritorno vi racconto qualcosa per non perdere “la gioia del dare”, come diceva il servo di Dio p. Pietro Uccelli.

Come saveriani, noi lavoriamo grazie all’aiuto del Conforti. All’inizio del mio arrivo in Amazzonia, dieci anni fa, mi sono dato da fare per iniziare i gruppi dell’infanzia e adolescenza missionaria. Dopo sette anni, ho tentato il passo successivo a quello dell’infanzia e adolescenza: ossia, la gioventù missionaria.

Missione impossibile, umanamente parlando, a causa di varie situazioni che si erano create nella diocesi in cui lavoro, ma il sogno era più grande delle difficoltà. E così abbiamo tentato diverse strade, tutte vie cieche fino a che, come nel labirinto, appare la via giusta.

L’apparizione di Leila!

È apparsa all’orizzonte Leila (nella foto sopra, 2a. da sinitra), una signora catechista e ministra straordinaria dell’Eucaristia. Aveva ricevuto la grazia della guarigione da un tumore alla tiroide. Grazia che lei attribuiva a san Guido Conforti: sapendo della sua situazione le avevo dato una reliquia del Conforti e la preghiera per chiedere la grazia. è stata lei che con pazienza ha accompagnato i giovani alla cresima e allo stesso tempo con gli stessi giovani ha creato il gruppo della JM “ Juventude Missionaria”, come si dice in brasiliano.

Con semplicità, posso dire grazie a san Guido per avermi aiutato a fare questo “miracolo pastorale”. E grazie anche alla “santa Leila” - così i giovani la chiamano -, perché anche loro possono aprire l’orizzonte a un amore più grande: un amore universale come quello di Dio.

Impegno su tre fronti

Effettivamente i giovani si aprono in tre direzioni: verso una comunità più bisognosa, verso un’altra diocesi in situazione precaria, e verso il Mozambico. Spiego brevemente.

  • I giovani fanno servizio a una comunità che vive sul più grande immondezzaio della zona. Solo una famiglia è cattolica, ma tutti, specialmente i bambini, sono figli di Dio; a loro in particolare è diretta l’azione dei giovani per il divertimento, l’istruzione e la pulizia.
  • Alcuni giovani hanno fatto l’esperienza di aiutare nell’evangelizzazione una comunità della parrocchia di Tucumã, nella regione dello Xingu, diretta dai saveriani.
  • Il gruppo JM è impegnato anche a raccogliere fondi per la missione del Mozambico, dove lavora una laica missionaria di Belém.​

L’entusiasmo è contagioso

Nell’ambito della propria parrocchia questi giovani diventano preziosi catechisti e animatori per le varie iniziative parrocchiali. Mensilmente è previsto un incontro formativo. Lo “zoccolo duro” del gruppo è composto da una quindicina di giovani, costantemente presenti a incontri e attività, ma raggiungiamo la cinquantina e oltre, comprendendo chi partecipa saltuariamente.

E poi si sa: l’entusiasmo, anche nel sacrificio, è contagioso e tende quindi a espandersi.

Così san Guido, patrono degli animatori missionari, continua a intercedere per noi. Una briciola della grazia di Dio che fa parte del viaggio di ritorno del missionario. Un’esperienza di fede che spero rallegri anche il cuore di voi tutti, che con generosità aiutate i missionari e (forse, senza saperlo) siete protagonisti di questa bella storia.



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