Alla mia sicurezza penserà il Signore
Un gesto edificante
Non sono all'ordine del giorno casi come questo. La scorsa domenica 16 gennaio una signora di mia conoscenza, che vuole conservare l'anonimato e io chiamerò "Dio provvede", durante la Santa Messa sente proclamare la storia della vocazione di Samuele nel Tempio (1 Sam 3, 3-18); ne è colpita tanto che la considera una parola di Dio per lei, nel suo oggi, mi confiderà in seguito, quando l'incontrerò.
Alla posta le erano scaduti dei buoni del valore di 15 milioni, parte della sua liquidazione a fine lavoro. Avrebbe voluto reinvestirli in banca per una sua sicurezza in più. Ma quella domenica mattina, la Parola di Dio l'aveva colpita tanto da farle riemergere alla memoria il profondo dolore e l'immensa compassione che aveva provato nel vedere, sul Terzo Canale TV, un programma sui bambini soldato.
Ricordava come la tremenda guerra fratricida, combattuta in Sierra Leone, li aveva trasformati in piccole macchine da guerra; li avevano drogati e istigati ad uccidere e a torturare, fino al taglio delle mani o delle braccia a malcapitati civili, perché accusati dai ribelli Ruf di essere nemici della loro causa rivoluzionaria.
Queste giovani vite hanno raggiunto un livello di degrado umano così impressionante da imporre l'esigenza di un immediato intervento, perché siano recuperati alla normalità di una vita di bambini che sorridono alla vita. Il 2 gennaio, tutto questo è stato ribadito durante il "Giubileo dei Bambini", quando il Saveriano mons. Giorgio Biguzzi, vescovo di Makeni in Sierra Leone, ha presentato al Papa 10 di questi sfortunati ragazzi, strappati alla guerriglia.
La signora "Dio provvede" sapeva che ero stato in Sierra Leone. La sera di quella stessa domenica mi comunicarono che mi cercava; le detti un appuntamento per il mercoledì successivo. Mi conduce nel santuario della sua casa, dove tutto parla dell'uomo della sua vita, un autentico poeta, che ha lasciato ovunque in quella casetta, i segni della sua arte di miniaturista e dei suoi meditabondi silenzi; da poco l'ha lasciata sola, ma lei lo sente ancora presente.
Con atto quasi religioso, mi consegna la consistente somma: "Li dia lei a quel vescovo, che lei ha conosciuto in Africa, perché li usi per il riscatto di quei bambini, vittime di tanto odio forsennato, ai quali è stata rubata la gioia dell'innocenza! Lunedì scorso sarei dovuta andare in banca per investirli, ma quel Dio che chiama Samuele io l'ho sentito chiamare me. Alla mia sicurezza penserà il Signore. Il mio uomo, che ora è nella luce, perché con la morte non è tutto finito, lo voglio ricordare in questo gesto, che anche lui certamente approva e mi fa percepire con lui una nuova comunione: è questo il mio suffragio!".
La ringrazio commosso. Le ricordo che se è vero che il male si diffonde nel mondo quando è liberamente scelto, altrettanto avviene per il bene. Salvare il senso della vita a tanti bambini che troppo presto hanno conosciuto l'orrore della morte inflitta a persone innocenti, strappandoli alla logica della guerra, è costruire gradini di pace.
Lascio la signora "Dio provvede", pieno di quello stupore salutare che ti coglie quando con mano tocchi la bontà che Dio semina ancora nel cuore di tanti fratelli e sorelle, accanto ai quali, a volte, continuiamo a camminare distratti.