padiri, mimi najua vitu vyote(padre, io conosco tutto).” Mi diceva un giovane che stava ascoltando la radiolina. E io gli rispondo “Naona, kama unajipamba sana. Ukiweza, utakuwa president ya kijiji ya kusemasema( vedo che ti stai vantando molto. Se potessi, saresti il presidente del villaggio dei chiacchieroni)”. Mi guarda meravigliato, poi si ferma un attimo e riprende: “Sai padre, se uno non si loda, non orna le sue parole e si vanta un po’, nessuno lo considera. E io ci tengo, quando vado in città, a farmi notare. Anche i miei amici fanno la stessa cosa”. Lo ascolto e vedo che abbassa gli occhi, poi gli chiedo come sono finite le cose. Mi risponde un po’ titubante: “Dopo i 5 minuti di gloria, nessuno li ha più considerati. Dicevano loro che venivano dai villaggi, dalla campagna e quindi erano dei poveretti. In città bisogna vestirsi bene (Kusapèr), avere soldi, farsi accompagnare da qualche bella ragazza, magari avere una bella macchina, ecc. E loro non avevano niente. Così sono tornati al villaggio ad aiutare i genitori. Qualcuno però è rimasto ed è finito nell’alcool, nella droga o nella delinquenza”. Queste parole mi facevano molto pensare. Con un gruppo di giovani (i Vijana wa Mwanga, i giovani della luce) stavamo cercando di aprire loro gli occhi sui pericoli della città, del lasciarsi trascinare sulla cattiva strada. Non era facile, ma almeno loro si impegnavano e qualcosa cambiava nella loro vita. Qualcuno li derideva, ma loro, con l’aiuto della Parola di Dio, resistevano e gettavano le basi per una vita migliore. Ci voleva pazienza e costanza, ma a loro non mancava.