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HAKUNA MATATA (nessun problema. Ce n'è per tutti)

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A volte, capita che se arrivi in ritardo a mangiare, ti trovi con il piatto vuoto e stai a guardare gli altri. Non è così in Africa. E’ vero, ci sono delle gerarchie, ma nessuno rimane senza niente. Prima mangiano gli uomini, poi le donne e alla fine anche i bambini. Qualcuno dirà: perché prima gli uomini.

E’ semplice, mi ha risposto qualcuno. Chi è stato creato per primo? L’uomo, quindi…ha tutti i diritti! Poi la donna…e infine i bambini. Ma non fa niente, dicono i più piccoli. Anche noi un giorno cresceremo e mangeremo di più (almeno lo sperano). Quando tu vai in una casa e c’è una festa, vedi che chi preparare il pranzo sono le donne. Gli uomini, no, loro devono discutere, parlare di tante cose. Ogni tanto chiedono da bere, perché la lingua si asciuga e senza non possono continuare. Allora la buona donna di turno gliela porta, magari un po’ brontolando (dentro), ma con un bel sorriso stampato sul volto.

Naturalmente il grazie non esiste. E’ un obbligo servirli e silenzio, che ritorni in fretta a preparare il pranzo.

Cominciano a sentire la fame. Finalmente dalla cucina, arriva la notizia che tutto è pronto e senti i loro commenti del tipo “ma non sanno che abbiamo fame…invece di chiacchierare sempre, che si sbrighino…(e tralasciamo il resto)”. Una porta una bacinella con acqua e sapone per lavarsi le mani e un asciugamano e si dispongono intorno a un tavolo e aspettano. Arrivano i vassoi con il bugali (specie di polentina con la manioca) o il riso bollito, i contenitori con il sugo mescolato all’olio di palma, la carne di capra, le erbe cotte…e ognuno, in silenzio, comincia a servirsi. Fanno poi i commenti, veloci, guardando a sinistra e a destra, che gli affamati non portino via troppo cibo, altrimenti si rimane a secco.

Passa la birra di banane che scende nei bicchieri e che aiuta la discesa del cibo nello stomaco. Si sgranocchiano le ossa della capra o, a volte, del pollo. Si esprime la soddisfazione del cibo (ma niente su chi l’ha preparato). E poi si ritirano, ognuno per i suoi affari. Le donne mangiano qualcosa, sapendo che poi avranno da mettere tutto in ordine. E i bambini? Guardiamoli negli occhi. Dicono tante cose. Hanno fame anche loro. Finalmente una delle mamme li chiama e si siedono per terra in cerchio davanti al vassoio di riso, con il sugo e un po’ di carne di pollo. Qualcuno dà il via. Mangiano con calma. I più grandi imboccano i più piccoli. Anche loro un po’ in silenzio. Ma a qualcuno gli viene da ridere, quando con la mano non riesce a prendere il bugali e a intingerlo nel condimento. Le mani sono tutte rosse per l’olio di palma.

Ma non fa niente. La fame è più importante. Un bel bicchiere d’acqua fa scendere il tutto e sono contenti, perché anche loro hanno potuto mangiare. Poi le mamme chiedono loro di dare una mano a fare qualcosa. Vorrebbero fare come i grandi e andarsene a giocare, ma rimangono un pochino. Le ragazzine invece si mettono a disposizione per lavare i piatti o, se è necessario, andare a cercare l’acqua. Gli altri invece vanno a schiacciare un pisolino sotto il mango, magari sognando (e chi lo sa?) un altro pezzettino di pollo (la fame c’è ancora)! Poi, un grido e tutti a giocare per digerire e la tristezza si cambia in allegria. Anche per oggi ce l’abbiamo fatta.

Domani, beh, si vedrà. Hakuna matata!



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