Il padre è il protagonista. Il primo personaggio della parabola del vangelo di questa sera è il padre. Un padre buono con figli. Sogna una vigna, che produce uva buona e ben matura al calore del sole come sulle colline in questi giorni e che sia affidata ai figli per il loro benessere, per il loro avvenire.
Sogna una vigna grande, che si espande nello spazio e nel tempo della storia degli uomini.
Non la vuole per sé stesso, per il proprio interesse, ma per la vita in abbondanza di tutti, nella gioia del dolce vino nuovo.
Domanda collaborazione perché insieme, nella partecipazione di tutti si supererà le difficoltà e ci sarà la vera fraternità.
Ecco allora la parabola del vangelo di oggi, del padre che ha due figli e ai quali domanda di lavorare nella vigna e per poi insieme godere dei suoi frutti.
+ Alla domanda del padre, il primo figlio ha una risposta impulsiva, ribelle. Vuole misurarsi con il padre e contraddirlo.
Vuole essere un figlio libero, non sottomesso…
Ha paura d’entrare e di lavorare nella vigna, perché potrebbe compromettere la sua indipendenza e la possibilità di godersi la vita altrove.
+ alla domanda del padre, il secondo figlio, dice subito di sì. Accetta il lavoro nel vigneto ma poi non lo fa. È un figlio adolescente, immaturo, che gli piace mostrarsi bello, gli piace apparire ed è incoerente. È bravo, solo nell’apparenza, ma non ha voglia di sporcarci le mani, di impegnarsi perché costa fatica.
I due figli sono in noi
I due figli sono le due anime, sono i due comportamenti presenti in noi, o meglio noi siamo questi due figli nel profondo. Li vediamo, li ascoltiamo, li nutriamo. Ognuno di noi ha in sé un cuore diviso; un cuore che dice “sì” e uno che dice “no”; un cuore che dice e poi si contraddice.
Anche Paolo si lamenta: “Non mi capisco più, faccio il male che non vorrei, e il bene che vorrei non riesco a farlo (Rm 7, 15.19). Anche poeta Goethe riconosce: «Ho in me due anime».
C’è in noi il primo figlio ribelle, che rifiuta, che disobbediente, che è il figlio del NO. Perché impegnarsi, perché abbandonare una vita comoda? Perché donarsi agli altri? Perché far posto agli altri nella mia vita? Posso bastare a me stesso.
Ma poi il figlio si pente e va lavorare.
Si pente perché si scopre amato, perché capisce che il padre non è il padre-padrone, ma è colui che si dona per il bene della casa, dell’azienda, del campo, per il bene di tutti. Senza relazioni non esiste.
Il padre lo chiama al lavoro, non perché ha bisogno dei lavoratori, ma per amore dei suoi figli, per fare strada insieme, per comunione. La vigna non è semplicemente un luogo della fatica e del sudore, ma è il luogo dell’amore di famiglia, che prepara l’avvenire e la prosperità di tutti.
+ C’è in noi un figlio adolescente che vuole fare bella figura, davanti a Dio, davanti agli uomini. Un bravo ragazzo sempre disposto a compiacere, a ubbidire. Ma l’atteggiamento è servile, è solo apparenza, senza voglia di andare, sul serio, nella vigna.
Così noi molte volte diciamo molte parole, abbiamo la parola facile e poi non pratichiamo la fede e la carità nella vita di tutti i giorni.
È più facile dire che fare, come si dice sempre.
A volte prevale il figlio, che ha paura del giudizio degli altri, non solo quello di Dio, allora diventa un fintone.
Ma, entrambi, il ribelle e l’adolescente, possono crescere, cambiare e diventare l’uno operante e l’altro autentico. L'obiettivo è avere un cuore unificato, semplice, senza secondi fini.
Il figlio ideale
La parabola non parla di un terzo figlio ideale, esemplare, un figlio senza difetti, senza contraddizioni, uno che dice il vero e che agisce in maniera autentica.
Il figlio che è disceso nella vigna per primo e che per primo ha lavorato, ha trasformato la vigna, per dare a tutti la possibilità di entrare nel campo della vendemmia, che è luogo dell’incontro e della fraternità. Morirà, a causa dei vignaioli omicidi, invidiosi, impermeabili all’annuncio della verità. E la sua morte cambierà per sempre la storia, anche la nostra per trasformaci in figli suoi chiamati a lavorare nella vigna, figli liberi e adulti, impegnati per la maturazione del mondo, per la fecondità della terra.
L’invito oggi si ripete a noi: “Va’ a lavorare nella vigna!”
Qual è la nostra la nostra risposta?Uale
Vicenza, 27.09.2020