La nostra casa è casa del presepio. A centinaia piccoli e grandi presepi sono esposti nell’interno dell’edificio e fuori nel parco. La gente è venuta e viene per ammirare l’opera di tanti volontari e forse anche acquistare per portare a casa. È un ammirabile segno, che suscita stupore e meraviglia.
“Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere.”
“Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, - diceva San Francesco nel 1223 - e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato…, e come giaceva sul fieno tra bue e l’asinello”.
Noi, questa sera, siamo qui nella veglia di Natale, tutti attorno al presepio, senza più alcuna distanza tra l’evento che si compie e noi che diventiamo partecipi del mistero nella celebrazione. (AS n.2)
- Al centro del presepio c’è Gesù, l’amore che si fa carne. Accanto a lui sua madre, Maria, e suo padre Giuseppe.
La nascita di un bambino in una famiglia riempie sempre tutti di aspettativa, di energia e fascino, così per noi che oggi riceviamo questo annuncio: “È nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”.
Una piccola stalla, qualche animale, dei panni poveri, una mangiatoia, un bambino e che respira e sorride, diventano una montagna di tenerezza…
Dio si fa uomo per salvarci, dicono i padri della chiesa d’occidente. Si fa uomo per trasformarci in figli suoi, con pienezza di vita divina, come scrivono i Padri della chiesa d’Oriente. Si fa uomo per insegnarci ad essere umani, dicono i saggi di oggi.
Quale consolazione del cuore per tutti noi, sapendo che è nato per noi, che ci ama personalmente e che ci introduce nella sua famiglia. Dio si fa bambino e “impara a piangere, giocare, mangiare, dormire, lavorare, ridere, amare, soffrire, morire… tutte queste cose diventano divine, cioè occasione di beatitudine… Grazie Dio, sappiamo che non siamo venuti al mondo per morire, ma per nascere: ogni giorno di più ed essere ogni giorno sempre di più”. (Alessandro D’Avenia” - Corriere, 20.12.21)
- Al presepio arrivano i pastori.
I 16 musicisti disposti in cerchio attorno al bambino Gesù, nella grande composizione nel nostro parco, formano una vera orchestra diretta dal piccolo festeggiato, che sta in mezzo, in piedi, con in mano la bacchetta del maestro direttore. I musicisti sono di varie culture e hanno strumenti diversi. Lo spartito è uguale per tutti e la sinfonia è celestiale. L’opera è l’immagine di come deve essere il mondo di “Fratelli tutti”, nella diversità di culture e, nello stesso tempo, nella volontà di realizzare un’armonia di rispetto reciproco e di pace.
Nei presepi poi, a dimensioni più modeste, ci sono tante statuette e ci domandiamo qual è la nostra preferita? Bruno Maggioni amava la statuetta del pastore che porta la mano sulla fronte per vedere meglio lontano. Papa Francesco preferisce quella di san Giuseppe dormiente ed ha l’abitudine alla sera di scrivere un bigliettino i problemi del giorno e di deporre lo scritto sotto l’immagine del santo sognatore per avere un sonno tranquillo e per trovare il giorno dopo la soluzione. Altri preferiscono il pastore addormentato e sdraiato su una coperta e la testa appoggiata su una fascina. Icona di coloro che arrivano all’appuntamento stanchi di una lunga giornata di lavoro, sono a maggior ragione benedetti da Dio.
- Nel presepio ci sono le luci
"La luce quella vera, è venuta nel mondo, la luce che illumina ogni uomo".
Nella prima lettura di questa notte di Natale leggiamo: “Le persone che camminavano nell'oscurità videro una grande luce salire.”
Il bambino che nasce porta la buona notizia per eccellenza, la luce per noi cercatori di Dio nel buio. Ci mostra il suo vero volto! Dio che è così grande che può farsi piccolo, Dio che è così potente che può essere debole e venire ad incontrarci come un bambino indifeso, perché possiamo amarlo. (Benedetto XVI)
Le luci del presepio si arricchiscono di colori.
In varie parti in questo Natale i presepi, le fontane e le chiese si illuminano di verde solidarietà. L’ iniziativa delle luci verdi viene dalle case al confine della Polonia per ospitare i profughi e in particolare i bambini non accompagnati in arrivo dalla Bielorussia.
In un penitenziario alle porte di Milano, i detenuti costruiscono presepi utilizzando i resti dei barconi affondati al largo di Lampedusa.
In Siria i cristiani depongono il bambino Gesù tra le macerie di una città distrutta dalla guerra.
In Europa e dappertutto nel mondo molti ammalti soffrano e muoiono per la pandemia, mentre medici e infermieri hanno cura di loro nello spirito di fraternità e di speranza.
Da ultimo l’esperienza di p. Pierluigi Maccalli, in prigione per due anni nel deserto.
Il deserto mi ha regalato la preghiera del cuore: guardando le mie catene, che ogni notte chiudevano i miei piedi, piedi che da sempre sono icona del missionario, capivo che il mio cuore non era incatenato e mi permetteva di essere missionario dal profondo, potevo "portare" la mia preghiera alle periferie del mondo. Ho "camminato" con il cuore e pregato con il cuore, perché se il cuore non cammina, i piedi non si muovono. Ho "raggiunto" villaggi e persone con la preghiera.
Il dono più grande che ho ricevuto è il grande silenzio. Mi ha fatto scoprire che Dio è Silenzio. Lo conoscevo come Parola, come Verbo ma l'ho toccato come Silenzio...
Pensavo mi avessero rubato due anni di missione positiva, bella, attiva, ho scoperto invece che sono stati gli anni più fecondi di tutto il mio operare: quelli della Missione di Dio!
Nel momento di massima povertà, ho toccato la massima dilatazione dell'amore. Due anni senza far niente, giorno dopo giorno, senza far NIENTE...ma Lui operava!"
(Stralcio tratto dalla sua testimonianza a Vicenza il 1° ottobre 2021)
P. Pierluigi può dire: “Io sono presepio!”
Buon Natale e accendiamo la luce verde!
Vicenza, 23.12.2021