L'amico malato
Gesù è rifugiato ad Efraim, a nord della Giudea, quando Lazzaro, suo amico, è molto malato.
Gesù sa che andando a Betania rischia la condanna a morte. Aspetta qualche giorno e poi va. Nel frattempo Lazzaro muore. La morte di una persona giovane e amata getta Marta e Maria, familiari e amici nel panico totale.
Marta, all'annuncio dell'arrivo di Gesù, esce di casa e gli va incontro. Subito e direttamente manifesta un sentimento di impotenza e di rimprovero: "Signore, se tu fossi stato lì, mio fratello non sarebbe morto". Sa che Gesù poteva salvare Lazzaro ed ha tardato due giorni.
Gesù invita Marta a credere nella risurrezione, pronunciando le parole che sono tra le più importanti del Vangelo: "Io sono la risurrezione e la vita".
Marta rinnova la sua fiducia in Gesù, anche se ha difficoltà a comprendere; anche se non vede come tutto questo potrà accadere.
"Il maestro ti chiama".
Subito corre da sua sorella Maria, dicendole: "Il maestro è qui, ti chiama".
Maria si alza in fretta, va incontro a Gesù e appena lo vede, si getta ai suoi piedi e ripete il dolce rimprovero: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto".
Gesù vedendo il pianto di Maria «è sopraffatto da una profonda emozione». Ha una bella umanità e lo vediamo fremere, piangere, commuoversi, gridare. Egli in quella casa è ospite, amico e fratello.
Si commuove e piange. Non ha parole per spiegare e consolare, ma è presente e condivide il dolore.
Poi, sopraffatto dall'emozione, chiede dove è stato sepolto Lazzaro.
"Venite e vedrete", gli rispondono.
Tre anni prima, ai due discepoli del Battista che lo avevano seguito, Gesù stesso aveva detto le stesse parole: "Venite e vedete! Allora i due discepoli videro dov'era Dio; Gesù ora va vedere dov'è l'uomo e la sua sofferenza.
Vieni fuori!
Gesù sa bene che alcuni, spinti dalla gelosia, avranno la malvagità di denunciarlo. Sa che la vita di Lazzaro porterà alla sua condanna a morte. Ma egli non ha paura di manifestare il proprio affetto e di rivelare le sue amicizie cui tiene.
Davanti al sepolcro, prega, e alla fine grida a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!"
Il morto esce ed è avvolto con bende come un neonato.
Si apre, davanti a Lazzaro, una grandissima speranza: veramente c’è qualcuno che è più forte della morte. Gesù, alla fine, dà un altro comando: "Liberatelo e lasciatelo andare".
"Esci, liberati e vai!"
(‘Anche questo racconto della risurrezione di Lazzaro appartiene al libro dei segni di Giovanni, come quello di domenica scorsa con la guarigione del cieco dalla nascita.
Il segno è diverso dal miracolo. Il miracolo trattiene l’attenzione su di sé, mentre il segno ci spinge a uscire per cogliere il senso del messaggio. Il centro dunque non è il fatto, la cosa meravigliosa operata, ma ciò che vuole insegnarci.) (B. Borsato)
Ricordiamo tre parole, che sono tre imperativi: "Esci, liberati e vai! Le parole dette a Lazzaro per farlo rivivere, Gesù oggi le ripete e le indirizza a noi.
Esci!
Esci dai morti, dal tuo marciume, da tutte le tue rivalità, da tutto ciò che ti blocca, dalla tua tomba. Esci fuori per incontrare il Signore che ti chiama e ti aspetta fuori nella luce del sole. Quante volte dormi? Quante volte sei chiuso in te stesso? Quante volt hai perso la voglia di amare e di vivere? Quante volte sei morto nel cuore? Esci e torna alla vita!
Liberati!
Sciogliere i nodi della paura e di tutto quello che ti impedisce di camminare, di crescere. Libera le vele della tua barca per farla avanzare con il vento dello Spirito.
Non avere paura, non far paura, liberare dalla paura.
Va!
Ad Abramo Dio disse: "Va', lascia il tuo paese... per un paese che ti indicherò".
A Mosè Dio disse: "Va', ti mando dal Faraone, porta il mio popolo fuori dall'Egitto".
Al dottore della legge, dopo aver esposto la parabola del Buon Samaritano, Gesù disse: "Va' e anche tu fai lo stesso".
Ai noi, Papa Francesco scrive: "La chiesa sia in uscita... Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata, uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le preferite che hanno bisogno della luce del Vangelo (EG 20)
Esci, liberati e va!
Lazzaro sono io. Lazaro siamo noi tutti! Quante volte siamo morti! Abbiamo finito l’olio nella lampada, abbiamo perso la voglia di lottare e di faticare, forse perfino la voglia di vivere. E poi un seme ha cominciato a germogliare, non sappiamo da dove, non sappiamo perché. Una pietra si è smossa, è entrato un raggio di sole. Un grido d’amico ha spezzato il silenzio, ci ha dato coraggio.
Noi siamo Lazzaro, noi siamo Marta e Maria, sorelle del fratello morto. Incontrando Gesù ospite, fratello, amico e siamo risorti perché amati da lui. (Cfr Hermes Ronchi)
Due piccoli impegni (B. Borsato)
- Riscoprire il valore dei sentimenti.
- Essere contro ogni morte anche quella delle coscienze