[dal sito della Direzione Generale] *
«Non ho mai conosciuto un pessimista che abbia concluso qualcosa di buono» (Giovanni XXIII)
Le parole di Papa Francesco che inaugurano questo Sinodo, fanno capire che più che sui giovani, questo è un Sinodo sulla Chiesa, sulla sua capacità di essere generativa nella Fede e nell’ascolto della realtà. La Chiesa, per tornare a essere credibile, è invitata a camminare, radicata e fondata nella Fede, accanto ai giovani, convinta che siano capaci di cose grandi offrendo loro sostegno e fiducia per costruire il futuro.
Quando si afferma che i giovani «sono grandi cercatori di senso», si cerca di far emergere tutta la fragilità della cultura globalizzata, orientata verso individualismo, consumismo e materialismo. Questi -ismi sono, di fatto, i frantumatori dei sogni giovanili e prescrivono loro identità deboli, che li rendono incerti anche nella ricerca del futuro.
Francesco parla di Chiesa in debito di ascolto, chiusa alle novità e alle sorprese di Dio, facendo apparire un altro serio problema:
come affrontare nei contesti attuali la questione dei rapporti tra le generazioni, anche dentro la Chiesa?
Il Sinodo afferma l’importanza di un cammino condiviso nelle comunità facendo incontrare generazioni diverse, perché i giovani possano trovare i loro modi di partecipare e contribuire alla vita della Chiesa. È un vero e proprio processo di inculturazione a cui la Chiesa è chiamata, se non vuole rimanere paralizzata in una forma di puritanesimo ipocrita ed asettico che tende a difendersi e a imporre più che a ascoltare.
Dalla qualità di questo processo, dipende la possibilità di incidere sulla realtà e l’efficacia dell’annuncio della Buona Nuova. Il Vangelo abbraccia ma anche trasforma qualsiasi cultura in cui mette radici, senza dimenticare che nessuna cultura è pura e statica. Ecco, oggi i giovani sono la misura della capacità o meno della Chiesa di ascoltare, di parlare al mondo, di esserci, intrecciando relazioni basate sulla fiducia e la speranza.
C’è da riconoscere che la dinamica (e gli strumenti) della preparazione a questo Sinodo, ha favorito fortemente l’incontro tra generazioni e l’ascolto attraverso una lettura obiettiva e a tutto campo della questione giovanile. Il tutto è confluito nella suggestiva struttura dell’Instrumentum laboris, articolata in tre grossi capitoli, che richiama altrettante azioni: riconoscere, interpretare e scegliere.
Sono tre verbi attorno ai quali si descrivono gli orientamenti e i suggerimenti base dei lavori del Sinodo. Si parte dall’analisi degli stili, linguaggi e la mentalità dei giovani di oggi, per individuare qual è la loro idea di persona e che cosa significa per loro amare e vivere. Si mettono poi in ordine i dati raccolti, indicando la necessità di trovare idee buone che possano accompagnare il cammino della Chiesa anche per il suo futuro. Si sottolinea l’invito a creare relazioni positive tra le generazioni, una delle chiavi per far si che la Fede sia generativa.
Nella terza parte – scegliere: cammini di conversione pastorale e missionaria – il documento si concentra sulle scelte concrete e sui cambiamenti (linguaggi, strutture prassi pastorali) che la Chiesa è chiamata a fare per essere adeguata accompagnatrice dei giovani nel processo di identificazione della strada originale di ciascuno verso la pienezza della vita.
È una dinamica che orienta e istruisce anche la questione dell’animazione missionaria e vocazionale nella nostra Famiglia, a patto che ci lasciamo provocare e “convertire” dalle nuove generazioni. Ci offre una metodologia di lavoro preziosa, una traccia da mettere in atto e aiuta a evidenziare gli aspetti più importanti sui quali concentrarsi nel vivere e proporre il nostro carisma. Il Sinodo è una chiamata anche per ciascuno di noi a recuperare l’aspetto dinamico e giovanile della nostra vocazione, che non può corrispondere all’età anagrafica. Oggi, la nostra vocazione missionaria è più difficile e, allo stesso tempo, più necessaria che mai.
È il caso allora di chiedersi quanto generativi siamo, che tipo di educatori alla fede siamo e vogliamo essere.