55° Giornata Mondiale di Preghiera per le vocazioni
Nella domenica del Buon Pastore si celebra in tutte le comunità cristiane la 55° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. Il messaggio di papa Francesco, intitolato “Ascoltare, discernere, vivere la chiamata del Signore”, va nella stessa prospettiva del prossimo Sinodo dei Vescovi (Ottobre 2018), che sarà dedicato ai giovani, in particolare al rapporto tra giovani, fede e vocazione.
Ecco la buona notizia di questa giornata: al centro della nostra vita c’è la chiamata alla gioia che Dio ci rivolge.
Scrive Francesco: “Non siamo immersi nel caso, né trascinati da una serie di eventi disordinati, ma, al contrario, la nostra vita e la nostra presenza nel mondo sono frutto di una vocazione divina! …Nella diversità e nella specificità di ogni vocazione, …si tratta di ascoltare, discernere e vivere (la) Parola che ci chiama dall’alto, che …ci rende strumenti di salvezza nel mondo e ci orienta alla pienezza della felicità”.
Nel Vangelo, Gesù non esige da tutti la stessa modalità di sequela.
Il segreto di ogni vocazione, allora, sta nella capacità e nella gioia di distinguere, ascoltare e seguire nella quotidianità la personale chiamata di Dio.
Ciò che ci caratterizza come missionari è il cammino, non lo star seduti. Sempre e nuovo è il cammino della sequela e della missione. L’esercizio di leggere e rileggere la nostra vita alla luce di Dio ci fa diventare più sensibili alla vocazione ricevuta e agli appelli che Lui ci rivolge; anche attraverso i fallimenti, le esitazioni e le ambiguità delle nostre scelte. Scriveva il filosofo Emmanuel Mounier:
“Dio è abbastanza grande da fare una vocazione anche dei nostri errori”.
Nelle difficoltà, non scordiamo che Chi ci ha chiamato è fedele, persuasi che Colui che ha iniziato questa opera in noi, la perfezionerà (Fil 1,6).
Il contenuto della felicità che il Signore intende con la sua chiamata è per tutti. In Luca 9,24 leggiamo: “Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà» (cfr. Lc 17,33). Il fondamento della vocazione è l’amore di Dio che ha perso se stesso per noi, rendendoci capaci di diventare liberi. La vocazione allora non è un diritto e neanche qualcosa che si compra al “supermercato” dei carismi.
Ammettere che la vocazione viene dall’amore di Dio ha come conseguenza, prima di tutto, il non cercare tanto se stessi quanto il servizio più grande al Regno di Dio e alla Chiesa. Quanto più forti sono in me le tendenze a cercare me stesso e a “farmi” la mia storia, tanto più posso sbagliare riguardo alla mia vocazione.
Anche per i consacrati, esiste sempre il rischio di considerare la vita e la vocazione come una proprietà privata; vita che è nient’altro che illusione o idolatria fondata su “…quella conoscenza che gonfia” (1Cor 8,2) ma incapace di amare. Un cuore che si difende da Dio, un cuore che conserva spazi per sé, è un cuore già vecchio e annoiato. Non sarà mai un cuore che annuncia.
Il Signore continua oggi a chiamare a seguirlo. La gioia di essere stati trovati dall’amore di Dio, convinti ed entusiasti della vocazione ricevuta, ci spinge – anche come comunità – a pregare e a aiutare altri a trovare la loro vocazione nella gioia del Vangelo (RMX 82.2 e 83.1).
Quando aiutiamo qualcuno a trovare, troviamo anche noi stessi.
Guai se fossimo delle persone che hanno trovato Dio e, avendolo trovato, si chiudono in se stesse. Perderemmo subito ciò che abbiamo trovato. Ci auguriamo che ogni saveriano possa essere un cercatore di vocazioni, contento di suscitare nelle persone una risposta libera e personale al dono dell’amore di Dio.