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Il secondo turno sarà organizzato il 20 marzo prossimo, a dio piacendo. Neppure lui, ora, sà da che parte stare. Il dio delle elezioni presidenziali del Niger alla fine avrà ragione lui. Dio ha deciso altrimenti, ha constatato il candidato vincitore del primo turno. Si era prefissato di vincere subito per K.O. ma la scelta di dio è sempre la migliore. Ha aggiunto con una punta di teologia applicata alla politica. Ben vero che il candidato imprigionato aveva tutta la simpatia di dio. Una campagna elettorale dietro le sbarre non l’aveva immaginata neppure lui. Chiaro una preferenza  leggera e nascosta  per non dare adito ad accuse di parzialità. Difficile credere ad un dio di opposizione che si lascia lusingare per allegria. L’altro candidato, il favorito del primo turno, in fondo gli da carta, anzi scheda bianca. Lascia libero dio perché anche lui faccia altrettanto. È sempre andata così, nella politica di questo e di altri paesi. A dio piacendo o se dio vuole, che poi è lo stesso. Un dio che si interessa di politica e che anzi di candidati se ne intende. Tutti giurano su di lui.

Quando piove è lui e se la siccità ritorna puntuale è ancora lui. Per l’ epidemia di meningite, ancora lui, che se ne serve per punire i colpevoli delle chiese bruciate di Niamey dell’anno scorso. Lo stesso vale anche per gli avversari che i politici della settima repubblica del Niger temono. Domandatelo pure a chi prende la corriera o un taxi. Ci si ferma alle ore di preghiera per le abluzioni e il resto. Gli accidenti meccanici e quelli mortali dipendono da dio. Difficile dare loro torto quando, per uno strano disegno del destino, l’auto riparte e i morti sono stati visti fare acquisti al mercato del pesce. I mendicanti lo sono in nome di dio come le elemosine e così i contratti petroliferi con la Cina e i droni con gli Usa. A ben pensarci hanno ragione loro. Come spiegare le piene del fiume e le inondazioni quando la siccità favorisce la desertificazione del territorio. Il dio elettorale sta bene e sarà lui, in fondo, a fare i pozzi, le scuole, i dispensari, le rotonde metallizate e perfino i cavalcavia. Un dio che sembra invece indifferente alla nazionale di calcio che perde.

Il dio dei semafori non è diverso da quello dei contratti precari nell’aministrazione statale. Lo stesso dio dei candidati presidenziali e delle rispettive famiglie politiche. Il dio della nazione, poi, è intoccabile e peccato per i giovani, comunque morti per la patria. Le troppe misure di sicurezza lo mettono a disagio perché ostacolano la sua funzione divina e gli spostamenti in città. Nessun meccanico oserebbe fare a meno di lui e neppure i barbieri, le parrucchiere, le cliniche private e soprattutto i riparatori di pneumatici.Lo sanno per esperienza personale che senza di lui i chiodi e le forature conseguenti sarebbero inevitabili. Meglio fare come i candidati e  mettersi sotto la sua protezione. Ciò specie dopo la proclamazione dei risultati e in caso di dubbi sulla validità e la quantità delle schede elettorali. Difficile accusarli di complicità divina quando ripongono in lui tutta la fiducia della campagna elettorale. D’altra parte anche in Africa, secondo ‘Forbes’, esistono i milionari e anche la droga nel continente se la passa  bene, grazie a dio.

Il candidato largamente vincitore del primo turno elettorale spera nella trasformazione del secondo turno, a dio piacendo. Anche il nuovo governo sarà presto sistemato, sempre a dio piacendo, ormai acquisito alla sua maggioranza. Quanto all’opponente si limita a constatare come ovvio che dio proteggerà il Niger e il coraggioso popolo nigerino.

Tocca a dio, dunque, mostrarsi  imparziale e soprattutto buon patriota.

  • MAURO ARMANINO.
  • Niamey, marzo 2016.


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