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“Una nascita è vita nuova che arriva e ci assicura che la vita… continua. Ma questa nascita è speciale: ci assicura che la Vita (quella vera, definitiva, quella di Dio) entra e ci travolge tutti verso una vita sempre più piena per tutta l’umanità. Lasciamoci allora travolgere, portare, e ridiciamoci la volontà d’impegnarci sempre di più per la vita dell’uomo d’oggi così minacciata in mille modi. Dal Ciad, un saluto e un augurio sincero”. Sono le parole che accompagnano la “Lettera di Natale” di p. Armando Coletto, saveriano, originario di Fagagna (Ud), attualmente responsabile della comunità saveriana di Ndjamena, capitale del Ciad, dove lavora un altro friulano, p. Marco Bertoni, esperto di cultura “Musey”. Ambedue hanno già scritto per la nostra rivista e ci piace condividere con i nostri amici, abbonati e lettori, questi preziosi “frammenti” di vita missionaria.

26 dicembre 2019

Il 24 dicembre, alle 16.00, “messa di mezzanotte” à Kurnari, in piena savana, a circa 30 km da casa nostra. Una sessantina di persone venute anche da lontano. Sembra proprio il presepio vivente… La semplicità estrema, gente povera, che porta avanti la sua fede con pochi sostegni: qualche briciola di Parola di Dio data dai catechisti più o meno formati; una messa ogni due o tre mesi. Tamburi a tutto ritmo, si balla, c’è gioia vera. Torno a casa per… il cenone di Natale. Padre Marco [Bertoni] non è ancora tornato dalla messa in un altro settore con battesimo di bambini piccoli. Tornerà tardi. La stanchezza si fa sentire. Metto su un frittatone e stappo una piccola birra. Il cenone è fatto e consumato. Da solo. Ma con nel cuore il Mondo.

Il 25 dicembre parto presto. Devo arrivare a Ngama Kotoko sul fiume Logone che fa da confine col Camerun. C’è da attraversare un bassofondo che è ancora pieno di acqua. Si mette la moto sulla piroga per continuare dall’altra parte attraverso sentieri e sentierini che si snodano come un dedalo nella savana dai rari alberi. Grande messa per tutto il settore. La gente arriva pian piano da tutti i villaggi della zona. Panche di legno, sedie, stuoie arrivano sulla testa o portate in bicicletta e moto. Hanno messo su un tendone rudimentale ma pratico, almeno per il prete e il suo entourage. La piccola cappella del villaggio e qualche albero forniscono un po’ d’ombra per tutto il popolo di Dio. Verso le 10.00 penso che l’ora di cominciare sia venuta. Qualcuno mi chiede la confessione; la fila si forma e sarò libero un’ora dopo… Durante la messa benediciamo i bambini presenti, particolarmente ben vestiti oggi. La benedizione dura: saranno almeno duecento! Si prega, si canta e si danza con entusiasmo. Gli yu-yu delle donne si fanno sentire: è la gioia. C’è perfino la visita al presepio… La capannetta di paglia accoglie le statuine d’argilla fatte dai ragazzi: un capolavoro da fotografare! Spiego un po’ la Lettera di Natale che i vescovi del Ciad hanno inviato ai cristiani e persone di buona volontà. Lo fanno tutti gli anni. Quest’anno la lettera è più interessante. Hanno l’abitudine di parlare della situazione del paese. Le loro parole sono particolarmente gravi. La situazione sociale, politica e economica è esplosiva.

Poi, pranzo tutti insieme. Riso e salsa per tutti. Il coro della comunità (ridotto a sei coristi e un battitore di tam-tam…) dà un “concerto” molto seguito. La gente si disperde progressivamente. Ognuno se ne torna con la sua sedia o la sua panca sulla testa. Me ne torno anch’io, col mio grosso zaino sulle spalle, accompagnato da Félix, bravissimo animatore del Settore che ha tutto organizzato. Attraversiamo ancora il nostro “lago” su cui venendo ho rischiato una collusione con un’altra piroga. I colori della savana a quest’ora del pomeriggio sono suggestivi. Vorrei andare a trovare i bambini di Kundul che stanno passando Natale insieme sotto il motto “Natale senz’alcool”. Ma la stanchezza vince e prendo la strada del ritorno verso casa. Padre Marco e io ce la contiamo sugli avvenimenti natalizi finché il sonno ci assale e prendiamo questa volta la strada delle nostre camere. Con un grosso grazie nel cuore per le cose viste e udite. Dio lavora. La Buona Parola ai poveri.



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