Uno sguardo alle primavere arabe
“Non fate previsioni: lasciatele ai competenti, che non ne azzeccano una!”. Questa celebre frase di Winston Churchill riassume meglio di ogni altra analisi quanto è successo a proposito della cosiddetta “primavera araba”.
Specialisti e osservatori non sono stati in grado di prevedere né di presagire il vasto, articolato, potente movimento di rivolta che nel giro di pochi mesi ha rivoluzionato l’assetto del Medio Oriente e del Nord Africa, scacciando dittatori, sovvertendo sistemi politici, conquistando piazze e aperture democratiche.
Non che mancassero segni premonitori, ma sono ben pochi coloro che possono legittimamente affermare “L’avevo detto, io!” (tranne forse qualche rara eccezione, ben esposta nell’articolo di Antonella Fucecchi), mentre, bisogna riconoscerlo, decision makers e political analysts hanno fatto ben magra figura di fronte all’incalzare degli avvenimenti.
Il che dimostra, ancora una volta, quanto poco l’occidente realmente capisca o, – meglio – voglia davvero capire delle dinamiche del mondo arabo-islamico, dedicandovisi con attenzione, rispetto, assenza di pregiudizi. Il che è ancora più sorprendente se si considerano gli interessi europei (e italiani in particolare) nei confronti della sponda Sud del Mediterraneo.
Tutto ciò non significa, naturalmente, che non vi siano studiosi attenti e rigorosi che, anche in Italia, si sono sforzati di fornircene un quadro esauriente. È quanto offriamo ai lettori con il presente dossier, pur nella consapevolezza della complessità della situazione.