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LE TRE VIE DELLA MISSIONE DELLA CHIESA IN ASIA

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I vescovi dell’Asia, riuniti a Manila nel 1970, attorno al papa Paolo VI, decisero di dar vita a un’organizzazione regionale che sarebbe in seguito diventata la Federazione delle conferenze episcopali dell’Asia (Fabc). La prima assemblea plenaria della Fabc ebbe luogo a Taipei nel 1974. Il tema in discussione era “L’evangelizzazione dell’Asia oggi”, analogamente all’argomento affrontato dal Sinodo dei vescovi dello stesso anno. Un discernimento missionario influenzato dall’enciclica Ecclesiam suam di Paolo VI.

In Asia, il continente più popoloso del mondo, la comunità cristiana è una minoranza minuscola, un piccolo gregge. Metà della popolazione cristiana dell’Asia si trova nelle Filippine. Il cristianesimo è ampiamente percepito come una religione estranea o occidentale, associata al colonialismo.

Come può impegnarsi nella missione una comunità numericamente insignificante, in mezzo a popoli di antiche civiltà e tradizioni spirituali?

Questa era la domanda fondamentale a cui l’assemblea plenaria di Taipei cercò di dare risposta. La Fabc affermò che la Chiesa in Asia doveva essere una Chiesa missionaria, in comunione con la Chiesa universale. La Chiesa, infatti, è veramente Chiesa solo quando è missionaria. L’evangelizzazione è al cuore della Chiesa: annunciare il Vangelo di Gesù Cristo attraverso la parola, l’azione, le relazioni e l’impegno sociale.

La Fabc si fece carico della situazione dell’Asia contemporanea quale luogo concreto da evangelizzare e, in questa prospettiva, giunse alla conclusione che il modo di condurre la missione in Asia doveva essere il dialogo. Il dialogo si basa sul principio dell’incarnazione. Così come la parola di Dio è diventata umana, assumendo la condizione umana, tranne che per il peccato, la Chiesa in Asia doveva abbracciare la condizione dei popoli asiatici grazie al dialogo della vita.

Il frutto di tale dialogo è una Chiesa locale: vera Chiesa e veramente asiatica. Ma il dialogo richiede alla Chiesa di mettersi in ascolto, di imparare e di ricevere mentre predica, insegna e dona. Il dialogo non è contrario all’annuncio del Vangelo.

La Fabc non ha mai inteso il dialogo come separato dall’annuncio o come una scusa per evitarlo. È un modo di annunciare il Vangelo in alcune parti dell’Asia. La dichiarazione della Fabc del 1974 identificava tre vie per la missione della Chiesa in Asia:

  1. il dialogo con le culture (inculturazione),
  2. il dialogo con le religioni (incontro interreligioso)
  3. e il dialogo con i poveri (sviluppo umano integrale).

Il primo aspetto dell’evangelizzazione è il dialogo con le culture dell’Asia. L’Asia ospita molte antiche civiltà, alcune delle quali precedono il cristianesimo. Queste culture hanno mentalità solidamente formate, gerarchie di valori e gerarchie sociali.

Come afferma il Vaticano II, vi sono elementi di verità e di bene in queste culture che possono essere considerati “semi” del Vangelo. Attraverso un dialogo vivente, la Chiesa riconosce questi segni dell’agire di Dio, offrendo l’efficacia sanante ed arricchente del Vangelo. La Chiesa inoltre assimila quanto di queste culture può essere recepito quale legittima espressione asiatica dell’unico Vangelo.

Il secondo aspetto del dialogo missionario riguarda le religioni. In Asia sono nate la maggior parte delle principali religioni del mondo, compreso il cristianesimo. Il dialogo con le culture richiede un dialogo con le religioni, dato che la maggior parte delle culture dell’Asia hanno radici religiose. Con umiltà e rispetto, la Chiesa vive come un buon vicino in mezzo agli altri gruppi religiosi. La Chiesa riconosce la profonda sete spirituale dei popoli asiatici a cui queste religioni hanno dato la loro risposta per secoli. In tale “incontro di cuori”, la Chiesa scopre le vaste ricchezze spirituali che abbiamo in comune, offrendo allo stesso tempo ciò che distingue il Vangelo di Gesù.

La terza area di dialogo è quella con i poveri. In Asia si trovano alcune delle persone più ricche del mondo, ed anche le più povere.

Il Vangelo del Figlio di Dio che si è svuotato di gloria, diventando povero come un essere umano, scegliendo di essere identificato con i poveri e gli umili, spinge la Chiesa in Asia a condividere la vita con le moltitudini dei poveri.

Attraverso la solidarietà, che comprende l’apertura dei suoi servizi educativi, medici e di assistenza sociale ai non cristiani, la Chiesa condivide la sua idea di dignità umana. Tutti i poveri possono trovar casa nella Chiesa.



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