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La Vita Consacrata oggi, Testimoni fino ai confini della terra

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NELLE ASSEMBLEE SEMESTRALI DI MAGGIO E DI NOVEMBRE 2010, L’USG (UNIONE SUPERIORI GENERALI) HA MESSO A TEMA “LA VITA CONSACRATA (VC) NELL’EUROPA OGGI”. IN QUESTO ARTICOLO, PIER GIORDANO CABRA, UNO DEI MASSIMI ESPERTI DI VITA RELIGIOSA, DISEGNA LE POSSIBILI PROIEZIONI E LE NUOVE PROSPETTIVE DELLA VC A PARTIRE DAL SUD DEL MONDO.

UN QUADRO MOSSO

Il cristianesimo a livello mondiale tiene bene numericamente. I cristiani sono un terzo dell’umanità: su sei miliardi (quasi sette) di esseri umani, due sono cristiani e di questi poco più di un miliardo è cattolico. Stime ragionevoli prevedono che nel 2025 sarà il 34% la porzione dell’umanità che trova in Gesù Cristo il principio fondante della propria esistenza. I cattolici si mantengono sul 17,3%, poco più della metà di tutti i cristiani. La staticità dei dati complessivi deve essere completata dalla dinamicità di situazioni ben diverse, soprattutto tra Nord e Sud del pianeta.

Mentre al Nord (Europa, Usa, Canada), a motivo della denatalità e secolarizzazione, il cristianesimo sta attraversando una fase di arretramento, nel Sud cresce.

Tale espansione è la risultante di due fattori: più alto tasso di natalità e un coraggioso e vivace impegno missionario che porta a nuove conversioni. Il Sud ha già una predominanza numerica, che continuerà a rafforzarsi nei prossimi decenni: nel 2025 i cristiani del Sud dovrebbero raggiungere la quota del 70% dei cristiani nel mondo. Ciò vuol dire che la maggior parte già vive, e vivrà, in paesi poveri o, in ogni caso, a stretto contatto con situazioni di povertà. La VC riflette questa situazione differenziata tra Nord e Sud. Si può dire che globalmente c’è una persona consacrata ogni 1200 cattolici. Ma se il numero complessivo delle persone consacrate, donne e uomini, si aggira sempre attorno al milione (con una qualche flessione negli ultimi tempi), è in atto un sensibile spostamento dal Nord al Sud. Nel 2006 le province europee e nordamericane offrivano una bassa presenza di novizi, invece più alta sta divenendo quella del Sud.

NUMERO DEI NOVIZI E PROFESSI TEMPORANEI (2006):

  • Europa: 9.819
  • Nordamerica: 2.240
  • Centro-Sud America: 12.628
  • Asia: 19.183
  • Africa: 9.785

Di fronte ai 12.059 novizi e professi temporanei del Nord stanno 39.598 del Sud. È prevedibile che fra qualche anno soltanto un terzo della VC sarà nel Nord, mentre due terzi saranno nel Sud, con una tendenza ad una drastica ulteriore diminuzione del Nord e crescita nel Sud. Se l’Occidente sta svuotandosi interiormente, ecco l’emergere di nuovi continenti, popoli e culture, che possono essere il sangue nuovo, o il Tempio nuovo, per la Chiesa, come avrebbe detto, con sguardo profetico, Gregorio Magno.

Siamo in presenza di un’emigrazione del cristianesimo dai vecchi ai nuovi popoli, con il conseguente spostamento del centro di gravità della VC. Le strutture internazionali della VC le garantiscono un futuro globale a medio e lungo termine, specie là dove queste strutture sono realmente internazionali, non soltanto dal punto di vista organizzativo, ma anche culturale, in modo che sia possibile “lo scambio di doni”.

DALL’UMILIAZIONE ALL’UMILTÀ

In Occidente il ciclo della fortuna storica, o del grande e indiscusso successo, della VC attiva sembra volgere al tramonto. Dopo 150 anni di grande espansione (dalla fine della rivoluzione francese al Vaticano II: 1815-1965), la VC è entrata in una fase di ridimensionamento, sia dal punto di vista numerico sia da quello della rilevanza sociale ed ecclesiale. Quanto alla rilevanza sociale, mentre alcune opere della VC proseguono fiorenti, altre cessano, altre passano in mano ai laici, altre non vengono più richieste alla VC.

La società civile provvede autonomamente e secondo i suoi criteri al maggior numero delle necessità. Anche la rilevanza ecclesiale sembra in diminuzione. Negli ultimi Sinodi dei vescovi, ad eccezione di quello sulla VC, il ruolo assegnato alle persone consacrate è sinceramente scarso. I vescovi sembrano cercare altrove le forze vive per i nuovi compiti, davvero imponenti. Una riprova dello scarso interesse ecclesiale è l’abolizione, a partire dal 2010, del corso di teologia della vita consacrata nella ratio studiorum dei presbiteri italiani. C’è da aggiungere che le nuove forme d’impegno apostolico e di consacrazione di vita hanno maggiore capacità di attrazione sui giovani, anche per la loro reale o apparente capacità di rispondere ai bisogni della nuova sensibilità e alle nuove necessità della Chiesa.

C’è tuttavia una domanda di fondo da porsi: la VC nelle nuove situazioni, sia di declino numerico come in quelle di crescita, avrà la consapevolezza di essere un centro di irradiazione del dono di una vita condotta dallo Spirito di Gesù, tanto diverso dallo spirito di questo mondo?

Il supersviluppo economico del Nord sta esportando anche il suo sottosviluppo morale. La VC tiene vivo nella Chiesa il senso dell’alterità del cristianesimo di fronte a questo mondo? Il mondo, anche il più evoluto, nella misura in cui pensa di essere costruttore di se stesso, si consegna alla vanità, al non senso, all’implosione. Che cosa è stato il monachesimo fin dalle origini, se non un centro di resistenza spirituale e di fedeltà evangelica per tutta la Chiesa? E Cluny? E gli Ordini mendicanti? E la Compagnia di Gesù con gli altri Ordini del 1500? E le Congregazioni dell’800?

Se la fortuna storica non dipende da noi, la consapevolezza di essere mossi dallo Spirito non può mancare alla VC in nessuna regione del mondo.

La consapevolezza della propria peculiare identità e responsabilità sostiene nel compito di “vivere secondo lo Spirito”, sia nella prosperità come nella povertà. Qui in Occidente ci attendono “umiliazioni”, che vanno trasformate in “umiltà”, grazie alla difficile “perfetta letizia” e grazie alla beatitudine che promette l’esaltazione a chi viene abbassato. Mantener vivo il senso dell’alterità cristiana non esalta agli occhi degli uomini, ma è cosa gradita a Dio e indispensabile per la Chiesa.

DAL SENSO DI SUPERIORITÀ ALLA FRATERNITÀ GLOBALE

L’espansione della VC nelle varie parti del mondo segue il percorso di una Chiesa che si vede sempre meno legata ad una cultura e più presente nelle diverse culture, meno eurocentrica e più policentrica. Non più, da una parte, nazioni massicciamente cristiane e, dall’altra, nazioni pagane, ma una Chiesa presente tra tutte le genti, come le macchie di una pelle di leopardo. Non più una VC europea con appendici in altri continenti, ma presente più o meno intensamente nelle varie parti del mondo.

E come la Chiesa sta prendendo diversi volti, così la VC sta colorandosi dei colori delle varie etnie del mondo.

La VC, come la Chiesa, sta diventando “policroma”, diversificata. Tutto ciò è destinato ad esaltare la cattolicità della Chiesa, la sua sconfinata ricchezza, la sua vocazione a parlare al cuore di ogni persona, a condizione che si metta al centro il comandamento nuovo del Signore: “Amatevi come io vi ho amato”. È l’agape che permette alle diversità di accettarsi e di arricchirsi, di costruire e non di dividere, di sentire la bellezza di essere fratelli, e non sentire nell’altro la minaccia del concorrente.

La VC è chiamata ad essere, oggi come mai, nel piccolo mondo delle sue comunità, come nel grande mondo della globalizzazione, un forte signum fraternitatis. Essa è chiamata a globalizzare la fraternità, riconciliare le convivenze, a coordinare le collaborazioni, a mettere a contatto fecondo le culture. Tutto il contrario del localismo, del leghismo, del “particolare”. Siamo condannati alla comunione, pena il dissolversi dei nostri Istituti in gruppi di laceranti rivendicazioni e logoranti personalismi.

La spiritualità di comunione diventa un imperativo sia per una convivenza possibile, sia per presentarci come discepoli del Signore: “Da questo riconosceranno che siete miei discepoli”.

DALLA DISTRAZIONE ALL’INTERIORITÀ

È dall’interiorità che scaturiscono la passione per Dio e la compassione per l’uomo. Se la Chiesa e la VC sono sparse oggi in tutto il mondo lo si deve soprattutto alsacrificio silenzioso e coraggioso di migliaia di persone consacrate che in passato si sono messe a disposizione del regno di Dio, dimentiche di sé, mosse da grande passione per Dio e per gli uomini suoi figli, disposte ad andare ovunque, capaci di fedeltà e perseveranza. La passione per Dio scaturisce dall’interiorità, dal concentrarsi su di Lui come il Tutto, dal vivere alla sua presenza, dal mettere Dio prima di tutto e al di sopra di tutto, dal tendere a Lui con tutto il cuore, tutta l’anima, tutte le forze, lungo la via tracciata da Gesù. E questo in tutte le culture, sia in quella secolare, sia in quella più permeata di religiosità. In questi anni siamo passati attraverso diverse forme di religiosità: da un “Dio senza Chiesa”, a una “religione senza Dio”, all’attuale “spiritualità senza religione”, una formula talmente vaga da essere adattata a tutti gli ambienti.

L’interiorità cristiana non può essere confusa con la vaga diffusa spiritualità, né può essere sostituita da altri elementi, quali il sapere religioso o le scienze umane, l’emotività, il successo apostolico. Si potrebbe citare qui la celebre espressione di Karl Rahner sulla necessità della mistica per essere cristiani nel XXI secolo: “Il cristianesimo sarà mistico o non sarà”. Senza interiorità non c’è passione per Dio e senza passione per Dio non c’è compassione per l’uomo mortale e fragile. La VC si è impiantata così in Europa e si è diffusa così nel mondo.

CONCLUSIONE

Concludo con le parole della lettera ai Superiori maggiori dei Gesuiti del preposito generale padre Adolfo Nicolás, il quale dopo aver invitato alla speranza, di fronte a un prevedibile scetticismo da parte di alcuni, soggiunge: “Quando il Signore è apparso ad Abramo a Mambre e gli ha promesso che sarebbe stato padre di un popolo numeroso, Abramo si mise a ridere, e Sara pure. Non c’è da meravigliarsene: come tutti gli esseri umani anche noi religiosi possiamo ridere di una parola di speranza. E tuttavia continuiamo a dirla, perché il Signore non cessa mai di essere magnanimo e creatore.

Se Dio ha cominciato quest’opera, è Dio che la farà progredire”.


Le sfide dal Sud al Nord

Di fronte a questi dati si suole dire che la VC è al crepuscolo al Nord, al meriggio in America latina e all’aurora al Sud (Asia e Africa). Le conseguenze sono che se ieri il personale partiva per la missione dal Nord al Sud, spesso come benefattore, portando il Vangelo e la promozione sociale, e in parte lo fa ancora, in questi anni inizia un’inversione della rotta dal Sud al Nord.

Mentre le strutture e i mezzi sono tuttora nel Nord, il personale e il futuro sono nel Sud. Da qui la previsione di una missione che nei prossimi decenni potrebbe essere condotta con i mezzi del Nord e il personale del Sud. Si porrà anche il problema dell’unità del carisma dell’Istituto, vissuto e interpretato in maniera diversa nelle varie culture. Il che esige il sentire l’Istituto come famiglia primordiale, in modo che “la dimensione mondiale non soffochi le ricchezze particolari, né l’affermazione della particolarità sia contro l’unità” (Esortazione apostolica Vita Consecrata 51, del 25 marzo 1996).

Il Nord ha una storia intensa, strutture solide, istituzioni culturali, una grande capacità di realizzazione. Ma soprattutto una storia di attenzione ai più poveri. La VC si è fatta onore al servizio delle antiche e nuove povertà. La sua azione è stata tanto convincente da stimolare l’intervento della società e dello Stato nel campo sociale. Grande è stata la forza trainante della VC nell’intervento nei diversi campi della sofferenza umana. E se oggi nel Nord si può considerare conclusa la sua supplenza, non è affatto terminata la sua missione ecclesiale, cioè la dimostrazione che l’amore di Dio è promotore dell’amore umano e che l’humanum trova nel divinum la sua fons e il suo culmen, la sua sorgente e il suo punto di arrivo.

Dopo il successo nel Nord, dove i valori cristiani di solidarietà si sono radicati nella società, anche se laicizzati, la VC è chiamata a compiere quest’azione anche nel Sud, dove i suoi carismi sono richiesti nella loro forma più sorgiva e dove le risposte della società sono tuttora insufficienti. Si potrebbero riassumere le sfide che ci attendono in tre “condanne”, cioè obblighi inevitabili:

  • 1) l’umiltà: dall’umiliazione all’umiltà;
  • 2) la comunione: dal localismo e dal senso di superiorità alla fraternità globale;
  • 3) l’interiorità: dalla “distrazione” all’interiorità, fonte di passione per Dio e per i fratelli.


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