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LA CHIESA CATTOLICA VERSO LA SUA RIFORMA

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 Il saggio di Dianich, messo in cantiere all’inizio del 2013, per rispondere alla domanda “Dove va la Chiesa cattolica?”, ha visto la luce all’inizio del 2014 con altro titolo, grazie al mutato contesto ecclesiale, in seguito alle dimissioni di Benedetto XVI. I nuovi orientamenti di papa Francesco per la “trasformazione missionaria” della Chiesa, ripresi nell’Evangelii gaudium, hanno convinto l’A. che qualche passo verso la sua riforma la Chiesa cattolica lo sta già muovendo.

Da qui il titolo: La Chiesa cattolica verso la sua riforma.

 Dianich articola le sue considerazione in cinque capitoli.

1. Nel primo capitolo traccia la mappa dei cattolici nel mondo, in crescita soprattutto in Africa e in Asia.

Nel mutato panorama religioso globale, dovuto per lo più al fenomeno della migrazione, l’A. registra anche la trasformazione del cristianesimo, al cui interno sta crescendo una “Terza Chiesa”, soprattutto al Sud, un insieme di aggregazioni cristiane indipendenti, “non denominazionali”. Tale poliedrico quadro deve fare i conti con una nuova visione e coscienza della missione, scaturita dal Vaticano II, per cui l’evangelizzazione non è più “un’impresa straordinaria, ma costituisce la dinamica fondamentale della Chiesa, coessenziale alla sua stessa natura” (p. 19).

2. Nel secondo capitolo, Dianich riflette sulla crisi dell’evangelizzazione nel contesto della modernità, assunto dal Vaticano II, che ha rilanciato l’evangelizzazione sulle nuove vie della riscoperta e valorizzazione del destinatario, della libertà religiosa e di coscienza, del dialogo ecumenico e interreligioso, di un rapporto nuovo con la società e la storia.

Tuttavia, l’evangelizzazione continua a fare i conti con il retaggio storico della societas christiana, non del tutto scomparso, anzi drammaticamente risorgente nei fermenti di fondamentalismo presenti in tutte le fedi. Da qui l’invito a “ritornare a una visione di Chiesa a una prassi coerente nella quale il popolo di Dio, nella singolarità dei suoi componenti e nella dignità dei loro carismi, sia il primo soggetto della missione” (p. 54).

3. Nel terzo capitolo, l’A. si concentra sul Vaticano II e la sua recezione. Il punto cruciale, secondo Dianich, è stato ritrovare il senso dell’esistenza della Chiesa in rapporto alla sua missione.

Su questa linea, il Vaticano II ha offerto una precisazione indispensabile sui soggetti dell’evangelizzazione: tutti i fedeli, in forza del battesimo (cfr. AG 11), sicché la trasmissione della fede e il confronto con il mondo non avviene al livello delle istituzioni, delle culture, dei popoli, ma delle persone.

Il Concilio ha anche suggeritolo lo spirito con cui stare nel mondo: “La Chiesa […] non desidera affatto intromettersi nel governo della città terrena. Essa non rivendica a se stessa altra sfera di competenza, se non quella di servire gli uomini amorevolmente e fedelmente, con l’aiuto di Dio” (AG 12). Da qui l’importanza per i pastori di rinunciare ad essere uno dei poteri forti capace di influenzare la politica degli Stati. Nel quarto capitolo, Dianich esamina il rapporto evangelizzazione-riforma, senza la presunzione di stendere “un piano complessivo e proporlo come un progetto pronto per l’esecuzione”. L’A. vuole, più umilmente, “tentare di comprendere alcune esigenze del nostro tempo e confrontarle con la riforma ideale di Chiesa che il Vaticano II ha tracciato”, affinché le sue istituzioni siano più adeguate “al compito che loro oggi si impone” (p. 84).

Ne risulta un prezioso Vademecum per sciogliere alcuni nodi ineludibili del rapporto evangelizzazione-riforma:

  • Il primo è senz’altro quello dei confini (canonici) della Chiesa e il suo Codice di leggi, che non riescono più ad intercettare i tanti “cristiani della soglia”, a disagio nella Chiesa.
  • Il secondo riguarda i diversi soggetti e la loro migliore attivazione nella missione: i cristiani non appartenenti alla Chiesa cattolica (perché la missione sia più ecumenica), i laici e le donne nella Chiesa cattolica.
  • Il terzo tocca lo scottante tema della sinodalità, mentre il quarto il rapporto tra ministero e potere (potestas). A questo riguardo, circa la prassi per la nomina dei vescovi, l’A. argomenta che andrebbe gestita dalle Chiese locali, guardando all’impostazione canonica delle Chiese orientali e recuperando la genuina tradizione apostolica, che lega il ministero pastorale al sacramento.

Si è parlato molto di riforma della curia, dopo la rinuncia di Benedetto XVI – si veda, per esempio, l’ultimo numero della rivista Concilium dell’anno scorso: Per una riforma della curia romana (5/2013) –, ma per il più noto e autorevole ecclesiologo italiano, la vera riforma è quella della Chiesa.

Insomma, lo snodo fondamentale, per riaprire la strada dell’evangelizzazione, è quello della riforma delle istituzioni e dello stile di vita della Chiesa, delle sue comunità, oltre che dei singoli fedeli (pastori e laici).



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