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Il bene dei cittadini brasiliani - Le minoranze religiose in Iraq

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Pubblichiamo un commento su un articolo pubblicato in Missione Oggi n.8 2006. Lula fa ancora sperare. La lettera dagli Usa ci informa della persecuzione e della sofferenza di alcune comunità religiose nel martoriato Iraq.

IL BENE DEI CITTADINI BRASILIANI

"Lula ha deluso". Chi? Come? Perché? Sono tutte domande che i giornalisti si fanno per cercare di presentare i fatti con la maggiore obiettività possibile, anche se è impossibile prescindere dalle proprie convinzioni ed angolature di visione. Avete presentato Lula con gli occhi e la sensibilità di Sampaio, ottima persona militante e fondatore del Partito dei lavoratori (Pt), dove però nel 2005 ha preso 40mila voti su 600mila iscritti al Pt che votavano per il loro presidente.
Certamente Lula ha deluso Sampaio e tutti quelli che si aspettavano un significativo cambio nella politica e nell’economia del Brasile. Non penso che qualcuno possa dire che Lula ed altri governanti a lui vicini non desiderassero questa svolta, ma il commento che si è ripetuto più volte è stato: "Abbiamo vinto le elezioni e non la rivoluzione". Le riforme si possono fare democraticamente in un Paese con l’appoggio ed il contributo della maggioranza interna e con il plauso delle istituzioni politico-economiche internazionali, che oggi hanno un peso notevole nelle decisioni interne ad uno Stato.
Per ciò che riguarda il Brasile io so che ogni riforma proposta dal governo Lula a favore delle classi più povere è stata duramente osteggiata dai partiti della destra, appoggiati dalla stampa e dalla televisione, in mano alle classi ricche del Paese. I latifondisti, i madereiras (sfruttatori del legname), i padroni delle multinazionali sparano e licenziano, oltre che sfruttare gli operai e tutti coloro che in qualche maniera si oppongono ai loro disegni di sempre maggiore profitto. Pochi purtroppo pensano a ciò che tutti chiamano "il bene del Paese, dei cittadini brasiliani". Forse si preferisce parlare di più in termine di "interessi del Paese", facendoli coincidere con i propri interessi.
Il vostro articolo-intervista è molto serio ed onesto, ma tra le righe si può cogliere la complessità della realtà brasiliana, senza dubbio difficile da capire e governare. Ho voluto scrivervi perché mi sento vicino al lavoro ed all’impegno di Lula in tutti gli anni che lo hanno visto accanto agli operai ed ai contadini come sindacalista.
Certamente in Brasile si può fare di più e meglio a favore delle classi più povere, ma questo è possibile se il nuovo governo Lula sentirà ancora di più la nostra stima ed il nostro appoggio, che non deve essere incondizionato, anzi deve mantenere quella criticità costruttiva che davvero dà la spinta ad un reale progresso politico-economico. Facciamo capire all’Europa chi davvero delude nel mondo le aspettative di una migliore qualità della vita per tutti: questi non devono essere votati da nessuno, perché uccidono con la forza delle leggi ingiuste che approvano nei rispettivi Paesi.

FILIPPO GERVASI, Cursi - Lecce.


LE MINORANZE RELIGIOSE IN IRAQ

Vorrei informare i vostri lettori su una lettera importante che il Presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha inviato al Segretario di Stato Condoleeza Rice nella quale presentava il triste stato in cui vivono le comunità cristiane e altre minoranze religiose in Iraq. La situazione sta molto peggiorando, faceva notare mons. G. Wenski, vescovo di Orlando, Florida. Se prima della guerra i cristiani erano circa 1.200.000, ora sono appena 600mila. Secondo l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati, in Iraq il 40% dei profughi sono cristiani, anche se essi rappresentano solo il 4% di tutta la popolazione irachena.
Nella lettera il vescovo portava l’esempio di un prete ortodosso decapitato a Mosul, la crocifissione di un adolescente nella città di Albasra, il sequestro di altri quattro preti e lo stupro continuo di donne e di ragazze cristiane.
Il vescovo suggerisce la creazione di una nuova regione amministrativa nella pianura di Ninive che farebbe riferimento al governo centrale in Bagdad. E poiché i curdi giocano un ruolo importante nel mantenimento della pace, il vescovo suggerisce ancora di lavorare in collaborazione con loro per portare assistenza e protezione alle minoranze religiose in aree direttamente sotto il controllo curdo.
Nella lettera si chiede che gli aiuti siano distribuiti in modo equo fra tutte le famiglie e i gruppi della società e che si adotti una politica più generosa verso persone particolari che corrono grande rischio, accogliendole negli Usa.

JAMES CURBAN - Washington, Usa.



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