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HANNO SCELTO DI RESTARE / GERMOGLI DI PASQUA

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Per la Giornata dei missionari martiri (24 marzo), quest’anno il nostro pensiero va specialmente ai tre saveriani fratel Vittorio Faccin, di Villaverla (Vi), padre Luigi Carrara, di Cornale di Pradalunga (Bg), e padre Giovanni Didonè, di Rosà (Vi), che saranno beatificati il 18 agosto prossimo nella cattedrale di Uvira (Congo RD), insieme all’abbé Albert Joubert, originario di Saint Louis de Mrumbi-Moba (ex Congo Belga). Furono uccisi tutti e quattro nel giro di poche ore nella Provincia del Sud Kivu 60 anni fa. 

Era il 28 novembre 1964 quando, verso le 14:00, davanti alla chiesa di Baraka si fermò una jeep militare da cui scese Abedi Masanga, un capo dei ribelli mulelisti che da mesi occupavano la zona. Abedì invitò fratel Vittorio Faccin a salire sulla jeep e, al suo rifiuto, gli sparò al petto uccidendolo. Avvertiti gli spari, padre Luigi Carrara, che stava confessando, si diresse all’esterno della chiesa. Abedi gli intimò di salire sulla jeep ma Carrara, vedendo il confratello morto, si inginocchiò davanti al suo corpo e lì morì con un proiettile alla testa. I loro corpi furono orrendamente smembrati e un braccio di Faccin fu portato come trofeo in giro per Baraka da un giovane del commando dei ribelli, che più tardi si convertì. 

Dopo queste uccisioni, la jeep di Abedi ripartì alla volta di Fizi, dove giunse in serata. Qui – contro il parere dei capi mulelisti che controllavano la missione e proteggevano i saveriani – si diresse alla parrocchia e fece chiamare i missionari. Padre Giovanni Didonè aprì la porta insieme all’abbé Albert Joubert. 

Alla vista delle armi Didonè fece appena in tempo a fare un segno di croce, quando Abedi sparò colpendolo in fronte. Subito dopo sparò anche all’abbé, colpendolo al petto. Joubert, ferito, tentò di allontanarsi ma fu raggiunto mortalmente da un altro colpo alle spalle.

Il Congo, indipendente dal 1960, stava vivendo una difficile transizione socio-politica. Il presidente democraticamente eletto, Patrice Lumumba, filo-sovietico, era stato giustiziato nel 1961 dal colonnello Mobutu. 

Nel 1963 Pierre Mulele, già ministro del governo Lumumba, rientrò in Congo, dopo un periodo di indottrinamento ideologico e addestramento militare in Cina, dando vita a un movimento di rivolta contro le strutture governative e ogni presenza europea. In questo clima, mentre gli europei e gran parte dei missionari, cattolici e protestanti, lasciavano il Congo, i saveriani pagarono con la vita la scelta di restare.

Quest’anno ricorre anche il decimo anniversario della barbara uccisione delle tre saveriane Olga Raschietti, di Montecchio Maggiore (Vi), Lucia Pulici, di Desio (MB), e Bernardetta Boggian, di Ospedaletto Euganeo (Pd), avvenuta il 7 settembre 2014 a Bujumbura (Burundi). Tre donne, tre religiose, tre missionarie, che si erano dedicate senza risparmio all’avvento del regno di Dio nell’Africa dei Grandi Laghi, tra Congo e Burundi. Si sono scontrate con la potenza del male, avevano annunciato la potenza dell’amore. Tutta la malvagità del mondo sembra essersi riversata sui loro corpi tra il pomeriggio del 7 e la notte dell’8 settembre 2014.

I corpi sfregiati delle tre sorelle saveriane e dei tre missionari saveriani sono stati sepolti, meglio “seminati” in terra africana, alla periferia di Bukavu (Congo), come altrettanti germogli di Pasqua: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24).



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