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Con questo dossier dedicato all’enciclica LS, la rivista “Missione Oggi”, dei Missionari Saveriani, entra nel dibattito attuale sull’ecologia, cogliendo i punti di vista più significativi della riflessione di papa Francesco, che segna una svolta nella storia delle encicliche sociali. Se, infatti, per la Rerum novarum di Leone XIII (1891) la questione sociale era quella operaia; per la Populorum progressio di Paolo VI (1967) il modello di sviluppo neocolonialista; per la Laudato si’ la questione sociale si allarga alla questione ambientale, come responsabilità nei confronti di tutto il creato, considerato come “bene comune”. Il grido della terra è il grido dei poveri, secondo papa Francesco (cf. LS 49).

Si tratta della prima enciclica ecologica. Finora, infatti, la questione sociale e ambientale hanno camminato separate nella “casa comune”, con danno reciproco. L’enciclica lancia un messaggio a tutti i soggetti sociali, perché si facciano paladini dell’ecologia integrale.

Un’enciclica dalla fine del mondo. Papa Francesco valorizza la sua provenienza ed esperienza “dalla fine del mondo”, dove i movimenti popolari sono più capaci di percepire la connessione tra dimensione sociale e ambientale della crisi della “casa comune”. Si pensi ai movimenti per la terra in Brasile, l’acqua in Cile, i popoli indigeni in molti paesi dell’America Latina. Come dice Francesco: “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale” (LS 139). Da qui la proposta di “un’ecologia integrale” (LS 137).

Un’enciclica dalla parte dei poveri. Come san Francesco d’Assisi, papa Bergoglio sceglie di guardare il mondo dal punto di vista dei poveri, privilegiando la lettura che essi ne danno quando si organizzano e diventano protagonisti del proprio riscatto, soprattutto per quanto riguarda le tre parole d’ordine: tierra, techo, trabajo (terra, casa, lavoro).

Contro la superficialità. L’enciclica lamenta la “superficialità” con cui molti, soprattutto del Nord del mondo, conducono le proprie vite, in una frenesia di lavoro e consumi, indifferenti alla rovina che questo stile di vita “usa e getta” genera: “La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia” (LS 21). Per combattere la “spensierata irresponsabilità”, che ci porta a vivere “come se nulla fosse” (LS 59), l’enciclica riprende i quattro “no” dell’esortazione Evangelii gaudium: no a un’economia dell’esclusione, no alla nuova idolatria del denaro, no a un denaro che governa invece di servire, no all’inequità che genera violenza.

Le novità dell’enciclica:

*La prima è senz’altro l’equilibrio tra antropocentrismo (e le sue deviazioni) e naturalismo (e le sue deviazioni). Il  prendersi cura della creazione non significa naturalismo fine a se stesso (lasciare andare le cose per il loro verso) e nemmeno antropocentrismo dispotico (accaparrare, sfruttare e calpestare la natura). 

*La seconda novità è l’estensione della riflessione etica oltre l’economia del “duplice obiettivo di rendimento” (che salvaguardi il profitto e la giustizia sociale), verso un’economia del “triplice obiettivo di rendimento” (che salvaguardi il profitto, la giustizia sociale, ma anche la sostenibilità ambientale).

La situazione attuale richiede decisioni coraggiose. Purtroppo il sogno prometeico di dominio sul mondo ha diffuso l’idea che la cura “sia cosa da deboli” (LS 116). Niente di più falso: la cura autentica è servizio alla vita. Esige di pensarsi amministratori e non padroni. I gesti quotidiani rivelano la decisione morale di prendersi cura: dal modo con cui si produce o si commercia all’accoglienza dei migranti, da come e quanto cuciniamo agli sprechi di acqua o di energia. Anche il carrello della spesa è un atto morale ed economico, è il luogo che mostra il livello di socialità e cura ambientale di cui siamo capaci.

Qualche appunto critico. Sbrigative le note sui “crediti di emissione” (LS 171), che meritavano un’analisi più scrupolosa, per evitare che a pagare siano sempre e solo i paesi più poveri. Non si fa menzione delle enormi e sproporzionate sofferenze delle donne legate ai problemi ambientali quali la scarsità d’acqua, la carenza di cibo, gli inquinanti tossici ecc. Ma si tratta comunque di un’enciclica rivoluzionaria, che apre alla speranza.

«“Che cosa vedi, Geremia?”, domanda il Signore al profeta (Ger 1,11). Come Geremia possiamo rispondere: vedo eserciti che stanno per investire il regno e farlo a pezzi. È ciò che ci minaccia, se ci ostiniamo in una logica finanziaria mortifera. Ma con Geremia possiamo rispondere anche: “Vedo un ramo di mandorlo”. È la speranza, in pieno inverno, di una primavera, di una Terra promessa. Esiste già. Sta a noi farla crescere...» (G. Giraud, Transizione ecologica, EMI, Bologna 2015, p. 282). Anche qui a Brescia.


Marino Ruzzenenti, molto conosciuto a Brescia, ma non solo, per la sua attenzione ai problemi ambientali. Si occupa anche di storia contemporanea, ma negli ultimi tempi si è fatto apprezzare soprattutto per i suoi interventi sulla questione ambientale. Fa parte del gruppo redazionale di MO. Ultima pubblicazione sul tema: Rifiuti. Il business dei rifiuti a Brescia (Liberedizioni, Brescia 2015).

Bruno Bignami, prete di Cremona, è docente di Teologia morale e presidente della Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo, fa parte del gruppo redazionale di MO. Ultimo articolo sul tema: “Un’etica per la cura della terra”, in “Credere Oggi” marzo-aprile 2016, pp. 49-63. Ultimo libro sul tema: Terra, aria, acqua e fuoco (EDB, Bologna 2012).

Mario Agostinelli, è stato ricercatore all’Enea (Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente), sindacalista della CGIL e consigliere regionale, eletto in Lombardia. Sul piano internazionale opera da anni nel Forum Mondiale delle Alternative e nel Forum Sociale Mondiale. È portavoce del Contratto mondiale per l’energia e il clima e presidente dell’Associazione Energiafelice. Ha un blog su “Il Fatto Quotidiano”.

TESTO

 

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