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LA NUOVA LEGGE SULLA "LEGITTIMA DIFESA" SECONDO OPAL

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Uno sguardo sicuramente interessante quello di Opal (Osservatorio permanente sulle armi leggere – Brescia) sulla legittima difesa, nel Convegno organizzato dallo stesso Opal nell’ambito del “Cantiere internazionale per il bene e la pace dell’umanità”. Interessante perché, soprattutto nell’intervento di Luca Mario Masera – professore associato di diritto penale (erano presenti anche Giorgio Beretta di Opal; Luca Bartolomei, autore del libro “Dritto al cuore”, e Gabriella Neri dell’Associazione Ognivolta Onlus) sono stati richiamati con forza due elementi tanto basilari quanto troppo spesso trascurati: conoscere davvero ciò di cui si sta parlando e mantenere la memoria.

I tre requisiti attualmente necessari affinché sia riconosciuta la legittima difesa riguardano: un pericolo attuale, la necessità di una reazione e la proporzione di tale reazione.

Tutto l’attuale dibattito sulla riforma/liberalizzazione della legittima difesa avvenne in realtà nel 2006, anno in cui vi fu la prima riforma della normativa con l’obiettivo di garantire a chi è aggredito maggiori margini di reazione all’interno del proprio domicilio o del luogo di lavoro. La normativa attuale non ha aggiunto nulla, se non ribadirne con forza il contenuto, come se una legge tale forza non la possedesse intrinsecamente.

Le tre modifiche non cambiano infatti il rapporto di proporzionalità né la necessità della reazione (anche se la legge a proposito della necessità potrebbe apparire poco chiara lo è invece la lettera del Presidente della Repubblica che ne ha accompagnato la promulgazione e che sottolinea come tale principio sia sancito dalla Costituzione). Quanto all’eccesso colposo di legittima difesa attribuito allo stato di turbamento emotivo, la giurisprudenza insegna che già prima era così.

Una sorta di tanto rumore per nulla, quindi, che per il relatore sottolinea quanto la retorica e l’immagine sempre più spesso sostituiscano la sostanza e quanto la perdita di memoria lasci ampi spazi alla propaganda.

Ma comunque una situazione preoccupante, come evidenziato negli altri interventi in programma, per l’idea sottesa sia di farsi giustizia da soli sia della sicurezza legata al possesso di un’arma. Che prima o poi sparerà. Rovinando la vita di chi è colpito quanto di chi ha premuto il grilletto.



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