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NEL CUORE DELLA FRATERNITÀ

NEL CUORE DELLA FRATERNITÀ

Siamo al secondo giorno di questo grande incontro internazionale dei giovani consacrati, siamo 500 istituti, con membri provenienti da 125 paesi diversi. Siamo da ieri riuniti qui, a Roma, per riflettere e crescere nella vita consacrata a cui siamo stati chiamati.

Nella giornata di oggi si è meditato soprattutto sulla fraternità che supera i legami di sangue, una fraternità fondata sul sentirsi discepoli di Gesù e figli di un unico Dio che è nostro Padre che ci ama.

La giornata è iniziata con la grande opportunità di incontrare Papa Francesco, che ha risposto alle nostre domande.

Il Papa ci ha messo in guardia rispetto a due pericoli che possiamo sperimentare nella vita comunitaria: la comodità e la rigidità! Da un lato quell’atteggiamento di chi trova nella vita consacrata un luogo sicuro dove “fuggire” dalle responsabilità del mondo, e dall’altro la chiusura rigida nei dettami dell’istituto in cui si vive, in cui ci si consacra: “L’uomo rigido non è capace di sognare” ci ha detto, e ha aggiunto – “Il consacrato è sempre un uomo, una donna capace di sognare, un uomo ed una donna di profezia! L’osservanza non deve essere rigida, se l’osservanza è rigida non produce frutto”.

L’apertura ed il dialogo allora diventano le chiavi della vita comunitaria, uno dei peccati della vita comunitaria – ha aggiunto il Papa – è l’incapacità di perdono. Le chiacchiere impediscono il perdono, ci fanno allontanare gli uni dagli altri. E molto dirette le parole del papa su questo argomento, esprimendosi in questi toni: “Chiacchierare non solo è peccato, è terrorismo! Sempre si chiacchiera nelle tenebre, mai nella luce. Mai buttare la bomba della chiacchiera perché così il religioso/la religiosa, che ha consacrato la sua vita a Dio, diventa un terrorista!”

“Abbiamo bisogno di un’evangelizzazione che brucia il cuore” – ha continuato Francesco – “evangelizzare non vuol dire fare proselitismo, evangelizzare è testimoniare che Gesù Cristo è vivo, con la nostra carne e con la nostra vita.”

IMG 3107 Ha ricordato poi a noi giovani consacrati che questa capacità di “riscaldare i cuori” non viene dai libri, ma piuttosto dalla nostra relazione con Cristo, se il nostro cuore non “brucia” non possiamo evangelizzare!”

Siamo chiamati, quindi, a vivere tre aspetti: la profezia, la vicinanza e la memoria. Dopo la capacità di sognare e di far ardere i cuori (profezia), il Papa ci invita alla vicinanza con il popolo di Dio e ai problemi reali del mondo. Non a caso Francesco ha iniziato quest’udienza, ricordando i cristiani che stanno dando la vita per il Vangelo in Siria ed in Iraq, ricordandoci che i martiri dei nostri tempi sono molto più numerosi di quelli dei primi secoli della Chiesa.

Un altro consiglio è stato quello a far memoria della nostra storia vocazionale, del nostro incontro con Cristo, soprattutto nei momenti di “notte oscura”, nei momenti di crisi, nei momenti di dubbio e scoraggiamento, il Papa ci invita a “ritornare alla fonte”da cui tutto è iniziato a nascere nel nostro cuore.

Infine Papa Francesco ci ha messo in guardia dinanzi ad uno degli “atteggiamenti più pericolosi per un consacrato”, come lui lo ha definito: il narcisismo! È una trappola che ci spinge a mettere noi al centro, a dimenticare che la nostra vocazione è frutto di un dono, ci spinge a rispecchiare noi stessi e a strumentalizzare Dio per metterlo al proprio servizio, perdendo così il nostro cammino di discepoli peccatori nella sequela di Cristo. Per vincere questa tentazione il Papa ci invita “all’adorazione, che ci spoglia dal narcisismo, la preghiera silenziosa ci spoglia di noi stessi.”

Siate uomini e donne di adorazione”, questo è stato l’ultimo appello di Francesco, appello che accogliamo con gioia, riscoprendoci in questo cammino come “vasi di creta”, che abbiamo ricevuto un tesoro da custodire e condividere di cui non abbiamo nessun merito, si tratta di un dono gratuito, che gratuitamente siamo chiamati a dare.


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Pubblicato
18 Agosto 2017
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