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PER UNA ECONOMIA "SOSPESA" (TUCUM, la APP Acutis Srls)

PER UNA ECONOMIA "SOSPESA" (TUCUM, la APP Acutis Srls)

Giandonato Salvia è un giovane di 29 anni, che vive a Monopoli e ha conseguito la laurea specialistica in Economia degli Intermediari e dei Mercati finanziari presso l’Università di Bari. Ha messo la sua fantasia e la sua competenza a servizio dei poveri, con una proposta, che ha spiegato qualche mese fa nel libro “L’economia sospesa. Il Vangelo (è) ingegnoso”, pubblicato dalle Paoline.

Da geloso ad appassionato …

Ho conosciuto l’Africa grazie a mio padre, che nel 1984 ha fondato l’Associazione di volontariato “Solidarietà Missionaria”. Da piccolo, ero geloso vedendo nei filmati mio padre che giocava con i bimbi africani.  A 17 anni sono partito per la prima volta in Guinea-Bissau e in seguito mi sono recato in diversi altri Paesi dell’Africa e del Sud-America. L’incontro con la povertà, che spesso diventava miseria, mi ha profondamente arricchito facendo fiorire nel mio cuore il desiderio di spendermi interamente per gli ultimi.

A18 anni, mentre ero al bar con amici, ho visto un ragazzo passare con un santino nella mano destra e il bicchiere vuoto nell’altra. Chiedeva l’elemosina. Imbarazzato, gli ho chiesto se aveva fame. Ha detto di sì. Mi sono alzato e ci siamo avvicinati al banco. Ha scelto la focaccia più grande e io ho dato i 2 € corrispettivi alla barista. Insieme allo scontrino, lei mi ha ridato un euro: ha voluto condividere con me la carità.

Due o tre anni dopo, mentre camminavo nel porticato del Vaticano, una donna mi ha chiesto del denaro. Pensando al racket, non le ho dato nulla. Lei ha inveito e poco dopo è apparso un ragazzo tatuato che ha fatto uscire qualcosa dalla tasca, in tono minaccioso. Ho chiesto aiuto ai carabinieri che mi hanno scortato alla stazione … Il racket esiste!

Volevo provare ad essere povero in strada.

A Mantova non ebbi coraggio: lo trovai a Venezia, dopo aver pregato. Mi sono seduto per strada, con accanto una scatola che avevo trovato e un cartello: “Chiedo aiuto per andare avanti”. Per quaranta minuti nessuno nemmeno mi guardò. Fu terribile. Finalmente è passato Lorenzo, un uomo non credente: mi chiese il nome, mi diede un aiuto. Gli spiegai allora perché ero lì. Mi ospitò per la notte e siamo diventati amici.

In un’ora e mezzo sulla strada, avevo ricevuto 12 € e 40 centesimi, un succo di frutta e l’offerta di un pranzo. Se fossi rimasto l’intera giornata, probabilmente sarei arrivato ad 80 € o forse più. E mi chiedo: quanti finiscono nel racket? Occorre eliminare le monete date per strada, proporre uno strumento alternativo per vivere la carità dell’elemosina e mettere così fine al racket.

Cambiare qualcosa per cambiare il mondo

Un giorno, ho provato anch’io, a Napoli, a prendere un “caffè sospeso”, una tradizione nata ai primi Novecento per lasciare un caffè pagato per un amico e poi orientata verso i poveri. Ero ben vestito; senza salutare, ho preso uno scontrino e l’ho porto al barista che, pur malcontento, mi ha servito. Gli poi spiegato che volevo fare un esperimento: chiunque, anche se non povero, poteva prendere il caffè!

Una settimana dopo, il professore ci parlò dell’arbitraggio, una strategia finanziaria che, senza costi all’entrata, a scadenza offre la possibilità di avere un beneficio. Per esempio, se io offrissi dei biglietti della lotteria, chi vince, guadagna, ma degli altri, nessuno perde perché non pagano nulla per averlo. Così il caffè sospeso: se entrando in un bar non trovassi nessuno scontrino, non avrei né vinto né perso, ma avrei avuto la possibilità di un beneficio senza nessun rischio.

Possiamo sognare di offrire, nella stessa logica, un panino sospeso, il latte sospeso, un cellulare sospeso, un biglietto del teatro sospeso… È il primo livello: beni e servizi. Non è ancora carità. Vogliamo arrivare fino al lavoro sospeso: raggiungere i “non bancabili” con un finanziamento senza interessi che permetta loro di avviare un’attività lavorativa, restituendo il prestito con i primi guadagni.

L’economia deve tornare a essere come il pane: buona, profumata, necessaria, semplice, per tutti.

L’economia sospesa vuole dare centralità alle persone, aiutare in modo sicuro, dignitoso, rapido e trasparente.

Nasce Tucum

Così, nel febbraio del 2018, insieme a mio fratello Pierluca, ingegnere elettronico, ho costituito la A.P.P. Acutis Srls: una start up tecnologica a vocazione sociale per ideare e sviluppare Tucum, un’App che consente di donare un pasto alle persone più bisognose contrastando il fenomeno dei falsi poveri e del racket dell’elemosina.

Invece di dare soldi al racket, invece di perdere tempo nel trovare dove acquistare qualcosa da mangiare, tu doni con la moneta elettronica e nei minuti che risparmi conversi con la persona. Il Vangelo di riferimento, come indica il logo, sono i cinque pani e due pesci. Il Progetto Tucum è sostenuto da Caritas Italiana ed ha UBI Banca come partner bancario.

Quando cominciai a pensare il nome da dare alla start up ritrovai un giornale che parlava di Carlo Acutis, un ragazzo di Milano appassionato di informatica, morto a 15 anni per una leucemia fulminante e ora in via di beatificazione. Mi parve normale inserire il suo nome: A.P.P. Acutis, “Acuti Pro Pauperibus”, “Ingegnosi a favore dei poveri”.

Tucum ha come obiettivo di dare ai poveri tutto quanto si riceve.

La sua particolarità è la rapidità del gesto e la limitatissima spesa di gestione. Riusciamo infatti a mantenere il costo di gestione a 0,12 centesimi per ogni donazione, qualunque sia l’importo in un range tra 0,20 € e 10 €.

Abbiamo poi inventato altri servizi: il “sostegno fondo esterno”, per cui posso decidere di fare un dono passando attraverso Tucum; “offrire il caffè a un amico”, che lo può ritirare nei bar convenzionati (nei cui locali non sono installati slot machine né sono presenti Gratta e vinci); “segnalare una situazione di precarietà” a un ente che possa prendersene cura…

La tessera di Tucum, che gli enti non profit consegnano, dà al povero diritto di ritirare un pasto dignitoso al giorno, secondo “categorie nutrizionali”: per esempio se un prodotto è richiesto troppe volte, viene offerto un altro mancante. Ogni mese va rinnovata incontrando un educatore/responsabile del progetto. Prima di consegnare la tessera, si fa un contratto; per esempio la richiesta alla persona di presentarsi nei locali in ordine e pulita.

Ogni mese il beneficiario contribuirà con 2 €, quota di partecipazione che lo rende protagonista per aiutare sé stesso e altri poveri. La carità la fa anche il negoziante, che, somministrando i prodotti a prezzo di costo, sceglie di condividere parte dei guadagni con i più poveri. Per esempio, io offro un caffè che costa 1 euro, il barista trattiene solo le spese vive e così si riesce a dare più di un caffè.

Sta a noi ascoltare il grido

Papa Francesco ha dato alla giornata dei poveri del 2019 il tema: “La speranza dei poveri non sarà mai delusa”, e a quella del 2018: “Questo povero grida e il Signore lo ascolta”. Sta a noi oggi ascoltare il grido dei poveri, sta a noi, per mandato del Signore, non deludere le loro speranze.

Concludendo l’esortazione apostolica Christus vivit, il Papa scrive: “Correte attratti da quel Volto tanto amato, che adoriamo nella santa Eucaristia e riconosciamo nella carne del fratello sofferente. Lo Spirito Santo vi spinga in questa corsa in avanti. La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede… E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci” (299).

Tanti dicono che noi giovani siamo il futuro, ma il Papa dice che siamo il presente!

Ho avuto il dono di far parte del comitato organizzatore dell’evento internazionale “The Economy of Francesco” che si terrà dal 26 al 28 marzo 2020 ad Assisi. Il Papa ci raggiungerà il 28.

PER INFO:  www.appacutis.it  -  Email: giandonato@appacutis.it
Fonte: sito web delle Missionarie Saveriane

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Pubblicato
04 Dicembre 2019
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