Skip to main content

Ero solo, però non mi sono mai sentito solo

Ero solo, però non mi sono mai sentito solo

Sono Pandri, Indonesiano, missionario saveriano dal 2008. Dopo aver completato la mia formazione di base a giugno del 2016, i miei superiori mi hanno mandato a servire Dio e il prossimo nel popolo italiano, in particolare ai giovani nell'arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno. Sono nella comunità saveriana di Salerno e vivo con altri 6 confratelli saveriani saggi, bravi ed esperti della missione essendo stati al servizio del Vangelo in Africa e in America Latina. 

Il 17 febbraio 2021, mercoledì delle ceneri che dava inizio della quaresima di quest’anno, ho scoperto di essere in compagnia con il Covid-19…. il che mi ha costretto di stare chiuso nella mia stanza per 10 giorni. Sono stati i giorni segnati/vissuti da un’esperienza paradossale.

Da una parte avevo delle preoccupazioni e paure, tra cui, la più grande non è stata la mia salute/guarigione, ma è stata la salute dei miei confratelli anziani che erano con me in comunità: finché non era arrivato l'esito negativo del loro tampone i loro volti erano sempre nei miei pensieri. In più i miei fratelli in Indonesia, da quando ho comunicato loro della mia positività, erano molto preoccupati per me, più che io di me stesso, tanto che mi avevano sconsigliato di dirlo al nostro papà per non metterlo in panico. Con uno o due di loro per qualche volta, in particolare al pranzo, facevo la videochiamata su WhatsApp facendo vedere a loro la mia situazione e giusto per essere in compagnia con loro. 

Dall’altra parte, paradossalmente, ero tranquillo e fiducioso; sicuramente grazie al fatto di avere dedicato tanto tempo per la messa-preghiera più sentita, per la lettura spirituale che me la godevo molto e anche per aver avuto tanta attenzione e tanto sostegno da tutte le parti: confratelli che mi servivano e mi stavano vicino, fratelli, amici, conoscenti, tramite i quali ho sperimentato la presenza, la vicinanza, la partecipazione e la cura del Signore. Posso dire che ero solo, però non mi sono mai sentito solo; ero chiuso nella mia stanza, non per questo però la mia mente e il mio cuore sono stati imprigionati, addirittura oltrepassavano la città, l’Italia e anche il continente. 

Questo mi fa capire che la sofferenza può essere considerata strumento di consapevolezza, sia del mio limite che delle mie possibilità. Sta qui il paradosso: vedere nel limite la possibilità, la grazia anche nel dolore. I miei giorni di quarantena fiduciaria li ho vissuti non nel negare un aspetto o l’altro del paradosso; ma nel vivere e accogliere entrambi aspetti, l’uno nell’altro: il negativo e il positivo, come la medicina che è amara ma fa bene! È stata una scelta di fede: infatti occorre la fede per vedere vita nella morte, “laddove il mondo vede solo la croce, il cristiano vede la possibilità di QUALCOS’ALTRO”. Non è altro che vivere il mistero pasquale: la morte e la risurrezione di Gesù Cristo. Aveva ragione Thomas Merton quando scriveva: “Nella tribolazione Dio ci istruisce. Le persone più sfortunate al mondo sono quelle che non conoscono alcuna tribolazione”. 


Visto 582 volte
Pubblicato
12 Marzo 2021
Blog
Condividi
Logo saveriani
Sito in costruzione

Portale Unico dei Saveriani in Italia

Stiamo finalizando la nuova versione del portale

Saremmo online questa estate!

Ti aspettiamo...

Versione precedente del sito