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IL POVERO ACCANTO NON È UN’OMBRA!

IL POVERO ACCANTO NON È UN’OMBRA!

È sempre sconvolgente quando si esce all’imbrunire e si va in giro per le strade, in alcune famose piazze o posti particolari delle grandi città, come le stazioni. Si scoprono difficili e incredibili situazioni di disagio che fanno sprofondare. Sono luoghi dove si incontrano in poveri, i senzatetto, etc. Il nostro ambiente di Parma non è di meno in merito a tutto questo. 

Celebrando la IV Giornata Mondiale dei Poveri, il Signore ci invita ad imparare da lui, a nutrire in noi il suo pathos, ovvero la sua sensibilità di fronte alle miserie che ci circondano. 

Il buio ci rivela il povero accanto

La vita ci insegna che il giorno fa venire fuori parecchie situazioni intorno a noi. Sono varie realtà che nasconde lo spuntare delle tenebre. La luce che risplende e illumina di giorno svolge questa sua funzione naturale. Però tante anime si lasciano abbagliare da questo chiarore, vedono svanita la loro sensibilità; nutrono nel profondo una certa indifferenza di comodo che porta a una progressiva morte del senso altruista.

L’indifferenza del comodo anestetizza la nostra sensibilità, gela il nostro cuore. Detto ciò, papa Francesco ci ammonisce e ci ricorda che «Non possiamo sentirci “a posto” quando un membro della famiglia umana è relegato nelle retrovie e diventa un’ombra. Il grido silenzioso dei tanti poveri deve trovare il popolo di Dio in prima linea, sempre e dovunque, per dare loro voce, per difenderli e solidarizzare con essi davanti a tanta ipocrisia e tante promesse disattese, e per invitarli a partecipare alla vita della comunità» (Messaggio del Santo Padre Francesco per la IV Giornata Mondiale dei Poveri).

Siamo gli occhi di Gesù

«Gesù vide una grande folla e sentì compassione» (Mt 14, 14).

Gli occhi di Gesù sanno cogliere, di giorno come di notte le miserie, le necessità e le sofferenze del prossimo. A volte noi non siamo all’altezza di questo compito che ci affida, vale a dire essere le sue membra e in questo caso essere i suoi occhi.

In occasione della giornata mondiale dei poveri, il Signore richiama la nostra attenzione all’essenziale, a un’attenzione che sa cogliere anche i minimi particolari; che si accorge anche di ciò che sembra ombra per tanti. Per esserne capaci, dobbiamo educare il nostro sguardo alla sensibilità, cioè alla compassione. Quest’ultima ci fa identificare con il nostro prossimo che ha bisogno della nostra generosità.

Solidarietà, uno stile di vita

Con molta profondità, Papa Francesco ci insegna il senso vasto e interpellante di questo stile. «Solidarietà è una parola che non sempre piace; direi che alcune volte l’abbiamo trasformata in una cattiva parola, non si può dire; ma è una parola che esprime molto più che alcuni atti di generosità sporadici. È pensare e agire in termini di comunità, di priorità della vita di tutti sull’appropriazione dei beni da parte di alcuni. È anche lottare contro le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza di lavoro, della terra e della casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi. È far fronte agli effetti distruttori dell’Impero del denaro […]. La solidarietà, intesa nel suo senso più profondo, è un modo di fare la storia…» (Fratelli tutti, 116). È ad un tale stile di vita che ci invitano il grido e il volto dei poveri, dei bisognosi intorno a noi.

La testimonianza di tanti

Nel medesimo messaggio in occasione alla GMP, papa Francesco evidenzia l’abnegazione di tanti in seno alla Chiesa. Qui riporto quanto afferma: «È vero, la Chiesa non ha soluzioni complessive da proporre, ma offre, con la grazia di Cristo, la sua testimonianza e gesti di condivisione. Essa, inoltre, si sente in dovere di presentare le istanze di quanti non hanno il necessario per vivere. Ricordare a tutti il grande valore del bene comune è per il popolo cristiano un impegno di vita, che si attua nel tentativo di non dimenticare nessuno di coloro la cui umanità è violata nei bisogni fondamentali».

Anche a Parma c’è chi non ignora questa missione della Chiesa di porre attenzione ai poveri e sono tantissimi uomini e donne di buona volontà che sostengono la comunità di sant’Egidio. Fanno del loro meglio per assistere i nostri fratelli e sorelle che vivono nelle situazioni di disagio. Rendiamo grazie al Signore per questo sacrificio personale.    In occasione di questa giornata, la comunità di sant’Egidio ha organizzato un pranzo con questi nostri fratelli e sorelle. È stato un momento particolare per esprimere un atto di solidarietà e di condivisione che pure fan vedere nel quotidiano.

Infine vorrei affidare al Signore tutti quanti vivono nelle situazioni di miseria, particolarmente quelli che soffrono per la nostra indifferenza. Affido al Signore anche tutti quelli che danno il loro meglio per trasformare la povertà in dignità perché non si stanchino mai e che il loro impegno sia una vera testimonianza per tutti.

Sia da tutti conosciuto ed amato nostro Signore Gesù Cristo.


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Pubblicato
16 Novembre 2020
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