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Uno Spigolo per la Mistica: "Ditelo nella luce e predicatelo sui tetti"

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Questa pagina di Matteo (10,26 - 33) ci propone di meditare il cosiddetto "discorso missionario" di Cristo ai suoi discepoli e a tutti coloro che avrebbero avuto grazia di mettersi alla sua sequela. Nella pericope sembra che Cristo esorti il battezzato-cresimato-che-partecipa-all'eucarestia, al dovere "grave" di rendere ragione e di testimoniare apertamente la propria appartenenza a Lui. Cristo si manifesta un personaggio talmente "unico", nella sua vita e nel suo insegnamento, che ci obbliga a schierarci-e-a-prendere-posizione: ci interpella, né si può restare "neutrali".

In termini un po' volgari, ma efficaci: per Cristo bisogna prendere una "cotta", bisogna "tifare", merita-una-resa-senza-condizioni, Cristo si-ama-non-si-discute. Ecco perché è del tutto logico il frasario cosiddetto "totalitario-radicalizzante". Cristo è un padrone cosiffatto che, se non si ama solo Lui prima-di-tutti-gli-altri, non si ama come si dovrebbe; è dispotico come l'amore, appunto: perfino la propria vita è meglio perderla, perfino la pupilla degli occhi nostri dobbiamo offrire pur di non perder Cristo, perfino la sposa si può vendere per comprare Cristo!

È per questo che dobbiamo avere il coraggio di testimoniarlo e di predicarlo sui tetti e alla luce del sole: cioè in piazza e nel bar, in treno e in negozio, in politica come negli affari, alla tv come in chiesa. Il Cristiano è "unità vivente": non può essere sincero in chiesa e falso fuori; non può metter d'accordo l'eucarestia con l'imbroglio negli affari: sarebbe un divorzio e un tradimento, una schizofrenia e un'infedeltà sporca e peccaminosa.

Ma qual'è "il" motivo di questa unità fondamentale della vita cristiana? Il battesimo-cresima-eucarestia: è bene, anche, scriverli "insieme" per evidenziare meglio che sono proprio essi a fare-creare unità. Paolo e Giovanni ci suggeriscono formule di squisita fattura, che la catechesi "classica" non può ignorare. Per Paolo il battezzato si è "rivestito" di Cristo; per ciò Cristo deve diventare come la "divisa" del cristiano, la quale, logicamente, gli impone "tutti" gli atti propri della divisa, per cui in proverbio si dice: hai mancato di rispetto alla divisa che porti.

Il battezzato "ha imparato" Cristo: "imparare" implica ricordare bene a memoria, come quando ci si prepara a sostenere un esame: perciò il cristiano "sempre-continuamente" deve pensarla come Cristo. Il battezzato deve agire "nel nome di Cristo", il che implica ripetere "perfettamente" il pensiero di cui si è incaricati: sicché il cristiano è un Cristo "ripetuto"!

Giovanni ha l'immagine del tralcio che porta frutto in proporzione che "rimane" nella vite: il grappolo non consente al tralcio di stare attaccato alla vite qualche-volta-e-di-tanto-in-tanto. È un controsenso: quanto più "sempre-continuamente", tanto meglio sarà: è della natura del tralcio che sia così! Tali sono le esigenze  primordiali del battesimo-cresima-eucarestia. Un sacramento che non comanda un comportamento sociale è ricevuto inutilmente.

Siamo più che d’accordo che "tutti noi" abbiamo le nostre incoerenze-infedeltà ai patti sacramentali; e ce lo concediamo volentieri e fraternamente: siamo tutti peccatori, grazie a Dio! Però dobbiamo anche essere d'accordo che è necessario torturarsi la coscienza, che dobbiamo soffrire e che non possiamo 'far la pace" con l'incoerenza.



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