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In gennaio è venuto a trovarci p. Antonio Germano. Nonostante fosse freddo, in quei giorni, non si lamentava, abituato all’umidità della foresta tropicale del Bangladesh.

P. Germano, missionario a Barador, ci ha messo a contatto diretto con la missione e ci ha permesso di conoscere un poco la sua “storia sacra”.

La divisione in caste

Da 40 anni vive presso la popolazione che abita parte dell'isola fluviale, ai margini della foresta tropicale. La gente, a seconda della posizione sociale, è divisa in caste: bramini (i sacerdoti), guerrieri, commercianti e agricoltori. Al di sotto di questa classificazione, è presente l'altra fascia di popolazione considerata “fuori casta” (gli ultimi). Loro stessi si sono dati un nome di battaglia affinché venissero registrati come gruppo. In base al loro mestiere vengono riconosciuti: origio (spazzino); dorit (stritolato, ridotto in polvere); dash (schiavo); lavandai…

P. Antonio ha costruito la sua casetta nel villaggio Barador e nella sua carta di identità c’è scritto casta dash=schiavo che vive nel villaggio. Lì la maggior parte della popolazione è dash.

Educare e organizzare

Con un lavoro lento e produttivo, in 15 anni p. Antonio ha sviluppato un programma di educazione-coscientizzazione degli abitanti dei villaggi, per il raggiungimento del diploma di scuola secondaria da parte di molti ragazzi. Tale opera ha creato un movimento inarrestabile di presa di coscienza dei diritti civili, di impegno per migliorare le condizioni di vita dei villaggi, di rispetto e ammirazione verso la chiesa cattolica, in una società al cento per cento musulmana. È necessario educare e organizzare.

  • Educare: la conoscenza apre la mente. Quando si comprende, si è consapevoli del dovere di trasmettere ad altri tale luce.
  • Organizzare: i villaggi, grazie a tale cammino, iniziano a far valere i propri diritti.

In questo processo lungo e difficile, la gente trova il coraggio di esporre i problemi e capisce l’importanza di essere tutti uniti per sostenersi.

Un impegno e un onore

Dopo 20 anni di evangelizzazione e di presenza, la gente ha chiesto di diventare cristiana. Per 5 anni sono stati seguiti in un cammino di catecumenato e la notte di Pasqua 50 persone hanno ricevuto i sacramenti: battesimo, Eucarestia, cresima e matrimonio. È un periodo lungo e impegnativo quello che precede i sacramenti, soprattutto il Battesimo, che ci fa uomini nuovi in Gesù. Sono stati anni di incontri periodici (e senza obblighi) a cui gli amici bengalesi di p. Antonio hanno partecipato con gioia. Certamente essere cristiani è un onore e un impegno per loro.

Benediciamo Dio perché ci ha fatto conoscere il lavoro di p. Antonio in mezzo ai fratelli bengalesi. I suoi frutti sono opera di Dio.



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