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Una settimana benedetta / 1

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Una settimana così intensa di commozione non l’avevo mai vissuta. È iniziata lunedì santo (30 marzo 2015) con il pellegrinaggio nel paese natale del nostro fondatore san Guido Conforti. Poi il giovedì santo, al mattino la Messa crismale in duomo con il vescovo Solmi, e la sera, durante la celebrazione della Cena del Signore in santuario, ho avuto l’opportunità di lavare i piedi di dodici apostoli. L’apice è stato la vigilia del sabato santo: per la prima volta ho battezzato due bambine: una di 7 anni e l’altra di 4 anni. Quante emozioni!

Pellegrini a Ravadese e a Casalora

Sono le 9,30, il pullman è pronto, ma i posti non bastano. Si aggiungono un pulmino e una macchina affinché tutti possano recarsi sui luoghi di san Guido Conforti. Arriviamo verso le ore 10. Ecco la chiesa che ha visto crescere colui che sognerà il mondo intero. Una chiesa sobria e ordinata. Ci entro con venerazione.

Tra me dicevo: ho studiato, ho letto, ho meditato durante il noviziato. Oggi i miei occhi hanno visto, le mie mani hanno toccato, i miei piedi si sono posati dove il fondatore da piccolo passava.

A celebrare l’Eucaristia è padre Eugenio Pulcini, consigliere generale. Alla fine della Messa, tutti rivolti al fonte battesimale, abbiamo cantato l’inno a Conforti. Padre Ferro ha fatto riecheggiare nei nostri cuori le parole del fondatore sull’amore e la stima che nutriva per il suo paese e la sua chiesa.

Prima di uscire dalla chiesa facciamo una sosta al fonte battesimale, nel quale san Guido è stato battezzato il 30 marzo del 1865, il giorno stesso della nascita. Uscendo, mi sono ricordato che il giovane Conforti era solito andare a giocare a calcio. Allora anche noi abbiamo preso il pallone e abbiamo giocato sul piazzale davanti alla chiesa.

Poi, ci siamo recati a Casalora. Ho contemplato la casa, il giardino, i sassi, i fiori, le piante... Eravamo sulla terra del santo, anzi di un santo missionario e sognatore! Nella piccola cappella della casa abbiamo cantato e pregato. Per me, è stato bello passare sulle orme del nostro fondatore. Ho vissuto tutto come una nuova consacrazione, un rinnovamento del mio essere saveriano.

La lavanda dei piedi

Il giovedì santo, i sacerdoti di Parma si riuniscono intorno al vescovo per la benedizione degli olii e per rinnovare la comunione tra il vescovo e il suo presbiterio. Anch’io ho partecipato come diacono saveriano.

La sera, la comunità della casa madre, insieme ad amici e benefattori, ha celebrato la Cena del Signore con una Messa piena di commozione. Ha presieduto p. Renzo, p. Fabrizio ha tenuto l’omelia, e a lavare i piedi sono stati i due diaconi. Una bell’armonia.

Padre Fabrizio si sofferma sull’amore come profumo: si riferisce alla cena di Betania, dove Maria “spreca” il profumo per il suo Signore, e alla prostituta che bagna e asciuga i piedi di Gesù. La fede cristiana non è fatta di soli concetti, ma consiste nel realizzarli nella vita concreta.

Il buon profumo attira: e la nostra vita cristiana attira? L’Eucaristia trasforma tutto il nostro essere: si trasforma in lavanda dei piedi?

La chiesa del grembiule

Dopo l’omelia, ci siamo preparati per compiere lo stesso gesto di Gesù. L’ultimo insegnamento di Cristo prima della sua crocifissione è la lavanda dei piedi. È stato commovente lavare i piedi dei fratelli, asciugarli, baciarli! E quel grembiule cinto su di me diceva tutto. La chiesa del grembiule è quella voluta dal vescovo don Tonino Bello. La chiesa dove tutti si lavano i piedi, dove bisogna inchinarsi davanti alla dignità divina dei fratelli.

Custodisco nel mio cuore questo momento che si deve trasformare in vita concreta per l’umanità. Diceva san Guido Conforti: “Amatevi come fratelli e rispettatevi come principi”. Agli occhi di Dio tutti siamo principi, profeti e sacerdoti.



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