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Da nove anni sono rientrato dal Bangladesh, dopo avervi lavorato per 27 anni: un Paese asiatico povero economicamente, ma ricco dal punto di vista culturale.

Da tre anni sono a Lama - Taranto e, pur non essendo in missione nel senso “tradizionale” del termine, non mi sento e non voglio essere meno missionario di quando ero in Bangladesh. Cerco, con entusiasmo e amore di convincere i fedeli che incontro nelle parrocchie a essere interessati a far sì che il vangelo sia portato in tutto il mondo.

Questo compito, infatti, fa parte della natura del cristiano, e quindi è di tutti noi. Senza questo interesse non possiamo dirci cristiani, cioè seguaci di Gesù, come insegna in maniera chiara e inequivocabile papa Francesco nella sua esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”.

La possibilità del raccolto

È ovvio che non tutti possono partire, lasciare la propria terra e andare in “missione”.

Questa decisione spetta a chi il Signore dà l’ispirazione e la vocazione di mettersi generosamente e coraggiosamente a totale disposizione per questo scopo. È per questo che considero mia priorità fare promozione vocazionale missionaria, invitando adolescenti e giovani a pensare che il Signore può chiamarli a diventare “operai missionari”.

Con il consenso degli insegnanti di religione e dei direttori scolastici, ho iniziato a fare due incontri “missionari” annuali in molte classi di terza media e anche in qualche scuola superiore. Finora ho incontrato circa 600 alunni. Sono convinto che più si semina, più c’è la possibilità di un raccolto. “Raccolto”, che naturalmente, dipende dal Signore che ha modi e tempi che solo Lui conosce.

Portare avanti l’opera missionaria

Ma non mi fermo qui: invito sempre anche genitori e nonni a diventare promotori presso figli e nipoti, prospettando loro senza paura la vocazione missionaria. Una fede vera e sincera ci porta a non aver paura di farsi promotori vocazionali con la preghiera (Mt 9,37-39) e la formazione dei giovani, prima di tutto in famiglia.

La chiesa del concilio Vaticano II, nel documento “Ad Gentes” (n° 7) dice: “La finalità dell’attività missionaria discende dalla volontà di Dio, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità... Benché Dio, attraverso vie a lui note, possa portare gli uomini, che senza loro colpa ignorano il vangelo, alla fede, senza la quale è impossibile piacergli, è tuttavia compito imprescindibile della chiesa portare avanti l’opera missionaria, che conserva in pieno, oggi come sempre, la sua validità e necessità”.

Ripetiamo anche noi le parole del fondatore dei saveriani san Guido Conforti, esprimendo una preghiera e un augurio:

Sia da tutti conosciuto e amato Nostro Signore Gesù Cristo!”.



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