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Tutti in piazza per la pace, Impegno che ha riunito religioni diverse

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"Ma più la guerra!"

È questo il grido che è risuonato la sera di sabato 7 settembre nella piazza della città di Salerno dedicata al poverello d'Assisi, san Francesco, che poneva al centro della sua predicazione la ricerca della pace e il dialogo fraterno universale.

I cattolici salernitani hanno accolto l'invito di papa Francesco a riunirsi per pregare per la pace. E hanno deciso di farlo in piazza, tra la gente e con la gente, uscendo dalle chiese e dalla sacrestie per incontrare i fedeli di altre religioni e i non credenti. Perché la pace non è un dono riservato a qualcuno, ma è "un bene che supera ogni barriera; perché è un bene di tutta l'umanità", come ci ha ricordato papa Francesco invitandoci a digiunare e a pregare per essa.

La pace è una conquista

È stato davvero emozionante rivedere sventolare le bandiere della pace, protagoniste circa dieci anni fa, ai tempi dell'invasione dell'Iraq, dell'iniziativa "pace da tutti i balconi", che decorò con i colori dell'arcobaleno milioni di balconi in tutta Italia.

Quell'iniziativa, nonostante la grande partecipazione popolare e il notevole effetto mediatico, non riuscì a fermare la guerra. Ma, come diceva don Tonino Bello, "la pace non è un «dato», ma una conquista. Non un bene di consumo ma il prodotto di un impegno... La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia. Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio... Richiede la radicale disponibilità a «perdere la pace» per poterla raggiungere".

La pace è un modo di vita

Durante l'incontro sono state lette varie testimonianze e si sono succeduti gli interventi dei rappresentanti delle varie confessioni religiose. Per i cattolici ha parlato don Biagio Napoletano, vicario per il coordinamento della pastorale diocesana. Ha ricordato che la via per la ricerca della pace passa per la scelta della non-violenza, così come fecero Gandhi e Martin Luther King, che pagarono con la croce quella loro scelta, come duemila anni prima il Gesù a cui essi si ispirarono. Perché con la croce, come ci ha ricordato papa Francesco, "alla violenza non si è risposto con violenza, alla morte non si è risposto con il linguaggio della morte".

Sono poi intervenuti i delegati della comunità ortodossa rumena, della comunità cingalese cattolica e buddhista e della comunità maghrebina, a rappresentare il mondo islamico. È stato bello riscontrare dalle loro parole come in ogni religione la pace rappresenti un valore assoluto, un modo di vivere e operare, soprattutto nell'incontro con i poveri e gli stranieri.

La pace è dono e impegno

Alla conclusione dell'incontro tutti i partecipanti hanno declamato il "decalogo per la pace" di Assisi, con cui si riconosce che la pace è sì un dono di Dio, ma è anche un frutto dell'impegno e della fatica di ogni essere umano.

Al momento non sappiamo se tutto questo contribuirà a fermare la guerra e a rilanciare il dialogo tra le parti. Ma di sicuro torniamo nelle nostre case consapevoli che non possiamo delegare ad altri la costruzione di un mondo diverso in cui, grazie all'amore fraterno, giustizia e pace si affermino in ogni nostro agire.



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