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Seminare Vangelo in Giappone

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Carissimi amici lettori di “Missionari Saveriani”,
due righe di presentazione. Mi chiamo Giovanni D’Elia, ho 51 anni e sono di Taranto. Sono entrato nei saveriani nel 1993, ho fatto la prima professione nel 1997 e sono stato ordinato presbitero il 19 ottobre 2002 nella Concattedrale di Taranto. Dal gennaio del 2003 sono missionario in Giappone.

Attualmente, lavoro nella diocesi di Osaka e sono parroco della chiesa di san Paolo in Amagasaki, città della periferia di Osaka. Inoltre, insegno religione nelle scuole cattoliche medie inferiori e superiori.
Certamente, la realtà del Giappone sia sociale che ecclesiale è molto diversa da quella italiana. Dal punto di vista sociale è molto difficile spiegare la differenza. Si tratta di una cultura e di un modo di fare completamente diverse da quella italiana ed europea. C’è poco da fare: bisogna essere umili e imparare.

Dal punto di vista ecclesiale, si può dire che qui abbiamo molto da fare nell’opera di evangelizzazione. Infatti, i cristiani sono pochi, nemmeno lo 0,5% della popolazione, e molto sparpagliati. Quindi, come saveriani, si può dire che siamo “fortunati”, perché il nostro lavoro missionario è solo ed esclusivamente quello di far conoscere il Vangelo ai non-cristiani, che sono la quasi totalità della popolazione.
In particolare, il mio compito si svolge soprattutto nelle scuole. Infatti, seppure queste siano fondate e gestite da congregazioni religiose, circa il 99% degli alunni e professori è composta da non cristiani. Quindi, nelle scuole ho l’opportunità di raccontare Gesù a moltissimi giovani che non conoscono nulla di Lui.

Qualcuno dice che in Giappone i risultati del nostro lavoro missionario siano un po’ scarsi. Io non sono d’accordo. Prima di tutto, il nostro lavoro è predicare il Vangelo, cioè seminare la parola di Dio. Poi, se cresce e si sviluppa non sta a noi dirlo, come ricorda Gesù nelle parabole del Regno. Sarà lo Spirito Santo che lavorerà al tempo giusto e darà frutti copiosi. E su questo non c’è alcun dubbio.
Un esempio di questo lavoro dello Spirito Santo è la mia esperienza con la parrocchia di San Paolo. Infatti, tutti pensavano che fosse una parrocchia quasi morta, ma con la fede e con un po’ di idee nuove, i miracoli accadono.

Attraverso la sfida dell’internazionalizzazione, la Chiesa si è rinnovata e, addirittura, in tempi di pandemia, si è ricostruita anche fisicamente. Abbiamo costruito una nuova struttura. È la dimostrazione per noi cristiani che, se crediamo veramente e ci fidiamo dello Spirito Santo, spostare le montagne e fare miracoli può essere una cosa ordinaria.
Come saveriani abbiamo ricevuto la vocazione missionaria, cioè quella di predicare il Vangelo alle genti, a coloro che non conoscono nostro Signore Gesù Cristo. Questa vocazione è qualcosa di prezioso, unico e di gran lunga superiore alle nostre possibilità. Come diceva san Guido Maria Conforti: “Il Signore non poteva essere più buono con noi”.



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