Riconoscimenti ai missionari: Marino p. Rigon
Il pomeriggio di venerdì 19 ottobre, la sala delle Accademie dell'Ambrosiana, al n. 2 di Piazza Pio XI - Milano, era piena zeppa, come non mai. Una grande gioiosa riunione di amici e famigliari, da Brescia, Milano, Venezia e soprattutto da Villaverla di Vicenza.
Tutte e tutti attorno a un saveriano dalla barba fluida, missionario in Bangladesh dall'inizio del 1953: p. Marino Rigon. Quella sera, il missionario è stato invitato a far parte della prestigiosa Accademia Ambrosiana, essendo proclamato "accademico" in classe Asiatica. Il presidente mons. Franco Buzzi ha reso omaggio a p. Rigon, per essere stato il primo e l'unico a tradurre dall'originale in lingua bengalese il poema "Gitanjoli", per il quale Tagore ha meritato il Nobel per la letteratura (1913).
Un padre Marino visibilmente commosso è salito sul palco, assistito dal suo irrinunciabile bastone, per declamare la "prolusione" sul tema, "L'uomo e la società in Tagore". Dopo vari istanti di silenzio smarrito, il neo accademico si è lanciato in una commovente testimonianza culturale - missionaria.
"Ho imparato dai bengalesi, dalla loro vita comune, quotidiana. Un vecchio capo villaggio di pescatori un giorno mi parlò così: «Io, che sono società, desidero rivolgermi alla mia gente come società». L'uomo bengalese sa e afferma, «Io sono società!».
I bengalesi mi hanno insegnato a dire che io sono società, cioè chiesa che è società.
Per essere missionario e fare missione io devo essere chiesa, cioè società, e devo far sì che la gente che incontro veda in me la società che è chiesa. Se non sono chiesa non posso fare missione, non posso essere missionario. Nell'evangelizzazione, dobbiamo essere uomini per annunciare l'uomo; e dobbiamo essere chiesa per annunciare la chiesa".
Alla grande cerimonia era presente anche la televisione del Bangladesh, per continuare a seguire questo saveriano italiano che ha fatto del Bangladesh la sua patria per cittadinanza e per cultura. "Per interviste e servizi ho dovuto apparire alla tv nazionale ben 28 volte", mi ha confidato p. Marino; "non mi lasciano in pace!".