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p. Restori, Brasile - p. R. Trevisan, Amazzonia

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Dal Brasile: padre Memore sogna “un cielo nuovo e una nuova terra”

In “Missionari Saveriani” di settembre 2003 avevamo presentato il progetto di solidarietà “centro di animazione e produzione” a Curitiba, in Brasile. Padre Memore ringrazia chi ha contribuito alla realizzazione del progetto.

Innanzitutto vorrei chiedervi scusa per il ritardo nell’invio dei miei ringraziamenti per la vostra collaborazione in favore del nostro “centro di animazione missionaria di Curitiba”. Desidero esprimere tutta la mia riconoscenza per la vostra fraterna solidarietà. Grazie da parte mia, della comunità saveriana, dei nostri seminaristi e dei giovani laici impegnati nel centro.

Questi gesti di solidarietà esprimono chiaramente che il seme di amore fraterno seminato nel cuore degli uomini è ancora vivo e germoglierà dando copiosi frutti. Dio ha seminato nel cuore degli uomini questa scintilla di amore che non sarà mai spenta. È per questo motivo che oggi, nonostante le sfide e le barbarie presenti in questo mondo, possiamo ancora sognare una società giusta, fraterna e solidale, dove tutti gli uomini, donne e bambini possano vivere con la dignità dei figli di Dio.

  • Vostro, p. Memore Restori, sx.

Dall’Amazzonia: p. Renato ci comunica la passione missionaria per i kayapò

Pace e bene. Penso che l’animazione missionaria deve muoversi in tutti i sensi e a partire da tutti i posti, specialmente da noi missionari che la viviamo nel senso più vero. Per questo desidero comunicarla, come segno di solidarietà.

Personalmente sono molto sereno. Anche se nella realtà forse non riuscirò a vedere le cose come le vedo nella mente e le sento dentro di me, credo che quanto stiamo facendo, qui a Redenção con gli indio kayapò, sia una “strada buona”. La nostra vuole essere una luce accesa in questa regione e per questo popolo.

In questi giorni si fa un gran parlare di bestiame (è in corso la più grande “fiera bovina” del sud del Pará); si fanno affari di milioni di dollari…; allevatori e fazendeiros scorazzano dentro le loro fuoristrada con i vetri affumicati, senza vedere né essere visti da quelli che cinquant’anni fa percorrevano questi stessi luoghi guidati dal loro fiuto e dall’istinto di sopravvivenza... ed erano i padroni del posto.

Questa gente è ancora viva, ma non serve più a nessuno, non interessa più a nessuno, a meno che non abbia soldi da spendere.

Noi siamo qui soprattutto per loro e diciamo, con ciò che stiamo realizzando, che sono molto importanti, che se per loro non c’è il “fuoristrada” e la “corsia privilegiata”, c’è almeno un marciapiede per continuare il loro cammino in questo mondo. Dio li vuole e li ama così, da tanto tempo. E così cerchiamo di fare anche noi.

Non so perché, ho preso anch’io questo “sentiero”... Ve ne ho parlato per il desiderio di avere qualcuno vicino e per chiedere il sostegno della vostra preghiera. Pace e bene a tutti.

  • p. Renato Trevisan, sx.


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