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Note di viaggio: La missione in fraternità

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Per diventare discepoli di Cristo (Da: THIAGO e PAOLO)

Le Costituzioni dei missionari saveriani affermano che la formazione deve aiutarci a “diventare discepoli di Cristo, missionario del Padre, per essere inviati tra i non cristiani, come apostoli del Regno”. Una delle finalità del noviziato è fare in modo che noi giovani troviamo “nell’impegno apostolico il luogo della nostra abituale unione con Dio”.

2006 7 Missione2Con questo spirito, abbiamo intrapreso il viaggio che ci ha portato a Belém, poi ad Abaetetuba e infine a Redenção, tre città nella regione brasiliana del Pará. Eravamo accompagnati dal nostro “maestro dei novizi” p. Alfiero Ceresoli.

Ecco i nostri nomi: Cícero, Erico, Geraldo, João Evandro, Paolo, Thiago.

Siamo partiti da Hortolândia il 24 gennaio e siamo tornati il 9 febbraio. Il viaggio di andata è stato veloce: poco più di quattro ore di volo. Ad accoglierci c’erano p. Pino Leoni, detto Zezinho, e p. Walter Taini.

Prima tappa: la città nella palude

Abbiamo visitato la città di Belém: alcuni luoghi turistici, certo, ma soprattutto i luoghi storici dell’evangelizzazione e della presenza saveriana. Tre i luoghi particolarmente interessanti per noi.

  • La casa di accoglienza dei mendicanti, creata e sostenuta da p. Francesco Gugliotta e le sue suore. Sono ambienti poveri, ma accoglienti; spazi piccoli e stretti, ma veri monumenti alla carità cristiana.
  • La casa per l’animazione e la formazione missionaria, alle porte di Belém. Qui abbiamo pranzato con i saveriani della comunità: p. Filippo Rota Martir, p. Luigi Anzalone, p. Savino Mombelli, p. Lino Zucchi, p. José Luiz. Un’agape fraterna che ci ha fatto assaporare la verità del salmo: “Com’è dolce e soave per i fratelli vivere insieme!”. Del resto, incontrare e conoscere i confratelli saveriani era uno degli obiettivi del nostro viaggio.
  • La parrocchia san Francesco Saverio, dove lavorano p. Vasco Milani, p. Bruno Marchetti e p. Marcello Zurlo. Che impressione vedere case, scuole e chiese sorte sopra palafitte nell’immensa palude! Abbiamo ammirato il coraggio dei missionari.

Seconda tappa: la gente di “dom Frosi”

Siamo partiti per Abaetetuba, il primo centro saveriano al nord del Brasile. Per l’intera giornata, ci ha fatto da guida p. Adolfo Zon. Abbiamo visto le varie comunità, la cattedrale, il centro medico delle saveriane - strapieno! - , i luoghi di formazione dei giovani e la casa saveriana “Dom João Gazza”, dove vivono p. Siro Brunello, p. Dante Mainini, p. Fernando Vignato, p. Nicola Masi e p. Adolfo João Pereira.

Oltre al bel lavoro svolto dai saveriani, siamo rimasti impressionati dalla memoria e dalla stima che circondano ancora la figura del compianto mons. Angelo Frosi. Non c’è chiesa, piccola o grande, non c’è luogo pubblico o casa privata dove non vi sia la foto di “dom Angelo”. Davvero questo saveriano è vivo nella memoria di tutti. Da tutti è ricordato come un santo missionario.

Terza tappa: la familiarità missionaria

Raggiungiamo Tomé Açu passando, nell’andata o nel ritorno, nelle nostre tre parrocchie missionarie: Bujaru, con p. José Ramos; Concordia, con p. Meo Elia e fr. Pietro Mariuzzo; Acará, con p. Walter Parise e p. Albertus Priyono.

In Tomé Açu, p. Celio Torresan e p. Ilario Trapletti ci hanno accolti con tanta fraternità e hanno preparato un ottimo pranzo. Fuori città, in un’azienda agricola sperimentale, abbiamo visitato la famiglia del novizio João Evandro. È stato bello passare alcune ore con la famiglia di un nostro compagno di viaggio. Abbiamo capito che per essere padre e madre di un missionario ci vogliono fede e generosità.

Tornati a Belém, abbiamo visitato le sorelle saveriane. Sono molto impegnate soprattutto con le comunità ecclesiali di base, in continuo contatto con la gente che vive in mezzo a grandi difficoltà, ma sempre con grande dignità. Poi ci siamo preparati ad affrontare il viaggio verso Redenção.

Quarta tappa: la terra dei kayapó

Siamo partiti da Belém al calare del sole, e siamo arrivati a Redenção il giorno dopo a mezzogiorno, in pieno sole: in tutto, quindici ore di viaggio. Redenção è un po’ il capoluogo degli indio kayapó. Qui, in una casa, abitano i saveriani p. Renato Trevisan, p. Pedro Ruiz e p. Raimundo Camacho. C’è anche un grande centro per l’accoglienza degli indio che per qualsiasi ragione vengono in città. È una bella cittadina, fondata da pochi decenni, piena di vita e di gioventù. Al centro, abbiamo avuto i primi contatti con gli indio kayapó, molto cordiali e occupati in varie attività: pittura e cucito, coltivazione di frutta e verdure. Amano vedere i filmati delle loro danze e feste tradizionali: ne hanno una bella collezione.

A Redenção, abbiamo intercalato giorni di visite a giorni di lavoro, cercando di renderci utili: abbiamo pitturato gli ambienti, ri-organizzato la biblioteca, selezionato i materiali di studio sui kayapó, lavorato nel giardino. Ma i nostri momenti più belli sono stati visitando la gente vicina.

Abbiamo celebrato la Messa in casa, intorno a un tavolo. Ma siamo stati anche nella chiesa parrocchiale dove ci siamo presentati alla comunità cristiana, dichiarando la volontà di seguire la vocazione missionaria e diventare saveriani. Siamo andati fino alla città di Conceição, sulle rive del fiume Araguaia. Qui è stata celebrata la prima Messa dai domenicani giunti su queste rive verso la fine del 1800.

Abbiamo avuto anche vari incontri formativi con p. Renato, che ci ha spiegato gli elementi fondamentali per un’attività missionaria con i kayapó, le priorità pastorali e il dialogo inter-religioso. Ci ha anche presentato alcuni aspetti interessanti della cultura, dei costumi e della religione degli indio.

Ora siamo più convinti

I giorni sono passati in fretta ed eccoci alla vigilia di ripartire. Al mattino abbiamo visitato le suore che aiutano i nostri missionari. Il pomeriggio l’abbiamo trascorso in una “fazenda”, sulle rive di un laghetto. Luogo di pace e di serenità. Ci siamo ritirati in preghiera e abbiamo condiviso i nostri sentimenti, le esperienze, le emozioni.

Abbiamo anche tentato di pescare, ma senza alcun successo. Fortunatamente Luciene, la signora che gestisce la “fazenda” e che è fortemente impegnata nell’attività di evangelizzazione, aveva preparato una buona cena, senza aspettare il nostro pesce. Sapeva che non avrebbe ...abboccato! È stata la nostra ultima cena in Amazzonia.

Poi, siamo saliti sulla corriera del ritorno. Abbiamo lasciato un po’ del nostro cuore con i confratelli missionari, con i kayapó e con tutta quella buona gente, che abbiamo incontrato e conosciuto come nostri fratelli e sorelle. Era la sera del martedì: una notte, un giorno intero, un’altra notte, e solo al mattino del giovedì abbiamo messo piede in Hortolândia, nella casa del nostro noviziato.

Ci è parso di ricominciare il nostro cammino con l’allegria di chi ha conosciuto più e meglio la famiglia missionaria, che noi abbiamo già scelto e che a luglio ci accoglierà ufficialmente, quando faremo i voti religiosi.

Accoglienza, famiglia, dono di sé a Dio per la missione: questi sono i sentimenti che ci rimangono nel cuore da questa visita missionaria. I nostri confratelli saveriani ci hanno dimostrato la verità del testamento del nostro fondatore, il beato Conforti: “spirito di amore intenso per la nostra famiglia”.

Grazie a loro, alla loro gioiosa accoglienza, al meraviglioso lavoro che svolgono, ora siamo ancora più convinti che... “saveriano è la scelta giusta”.



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