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Non è stato un viaggio normale…

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Cristina, missionaria laica, qualche anno fa ci aveva colto di sorpresa con il suo invito: "Vi aspetto in Bangladesh!". Ci eravamo guardati e subito avevamo capito che il Bangladesh era il paese giusto dove potevamo festeggiare il nostro 25° anniversario di matrimonio.

In lungo e in largo per villaggi e città

Sono stati dieci indimenticabili giorni! Accompagnati da padre Giovanni Gargano (noto come “padre Giuà”), missionario saveriano in Bangladesh da vari anni, siamo andati in lungo e in largo per villaggi e città, fiumi e foreste. Siamo stati ospiti di diverse comunità e missioni dei saveriani.

Abbiamo incontrato padre Gabriele Spiga che, con infinita dolcezza, si occupa dei bambini disabili, molti dei quali strappati a morte certa. I ragazzi più grandi, dopo aver studiato, si occupano dell'istruzione dei più piccoli.

Brave ragazze al lavoro

Ci ha impressionato la tenacia di padre Luigi Paggi, che stava aiutando i "fuori casta” - cioè coloro che sono i più poveri tra i poveri - a ricostruire il villaggio. Qualche tempo prima il villaggio era stato distrutto dalla desertificazione provocata da imprenditori che hanno lì impiantato tanti allevamenti di gamberetti.

Padre Luigi Paggi, nell'arco di alcuni anni, è riuscito a ricomprare alcuni terreni ai contadini, a far ricrescere la vegetazione e a ricostruire le capanne di fango e paglia. Il missionario si occupava anche dell'istruzione e dell'inserimento in alcune semplici attività lavorative di tante giovani ragazze dei villaggi, che altrimenti sarebbero state costrette dalle famiglie a sposarsi in giovane età o a finire sulla strada.

Simpatici bambini di strada

A Khulna abbiamo visitato la piccola scuola lungo il "Caravan Bazar" sulla ferrovia. Lì i bambini ci hanno riservato un'accoglienza molto calorosa, scrivendo i nostri nomi in bengalese sulla lavagna, e noi li abbiamo ringraziati donando loro tante caramelle.

A Savar, un quartiere periferico della capitale, Dhaka, abbiamo condiviso una giornata con i piccoli tokai, una cinquantina di ragazzi di strada di età diversa. Li abbiamo visitati tutti in una mattinata. Ragazzi e bambini che, accolti da p. Riccardo Tobanelli, avevano trovato un letto e un pasto sicuro.

Ad Uttara, altro quartiere di Dhaka, siamo stati ospitati da Cristina, che vive con le bambine tokai. Anche loro erano accompagnate in un percorso di studio e di avviamento al lavoro.

Basta poco per incontrare gli altri

Un giorno abbiamo avuto la gioia di incontrare nella loro casa religiosa di Khulna tutti i missionari saveriani del Bangladesh. Tra loro abbiamo conosciuto anche padre Marino Rigon, che con la sua barba lunga e bianca, ci ha mostrato il suo infinito amore per il popolo bengalese e la sua grande saggezza.

Non è stato un viaggio normale. Ancora oggi conserviamo nel cuore ogni cosa del Bangladesh: i volti, le storie, i gesti di accoglienza, i colori, i profumi, i sapori…

Soprattutto lo zelo amorevole dei missionari saveriani ci ha segnato profondamente e ci ha confermati nella nostra convinzione che spesso basta poco per incontrare veramente gli altri.

Basta essere se stessi e accogliere gli altri così come sono, nella semplicità e nella gratuità. Insomma, accoglierli da "cristiani".

(di: Maria e Bruno Scannapieco)


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