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Mons. Hindo è vescovo della diocesi siro-cattolica di Hassakè-Nisibi, in Siria.

Nelle stragi di Bruxelles, dopo Parigi, purtroppo la popolazione innocente raccoglie anche quello che poteri europei hanno seminato in Siria e Iraq negli ultimi anni. Diversi leader occidentali fino a poco tempo fa avevano come principale obiettivo geopolitico la caduta del governo di Assad, puntavano ad accreditare anche le milizie jihadiste di al-Nusra come 'islamici moderati' e attaccavano la Russia per aver colpito le roccaforti di quelle milizie, sostenendo che le iniziative russe dovevano limitarsi a colpire solo il cosiddetto stato islamico (Daesh).

Inoltre, tutto l'Occidente mantiene da decenni l'asse preferenziale con l'Arabia Saudita e gli emirati della penisola arabica. Hanno garantito a questi Paesi la possibilità di finanziare in tutta Europa, e anche in Belgio, la nascita di una rete di moschee dove si predicava il wahhabismo, l'ideologia che avvelena l'islam e fa da base ideologica per tutti i gruppi jihadisti.

E tutto questo è accaduto perché prevalevano le logiche economiche e i contratti miliardari con i padroni del petrolio. Sono flussi di denaro e risorse che alimentano anche le centrali terroristiche.

L'Europa sulla questione dei rifugiati ha scelto di trasformarsi in ostaggio della Turchia. Comprendo le difficoltà, ma faccio notare che gli sfollati accolti in Europa nel 2015 non superano lo 0,2 per cento della popolazione, mentre in un piccolo Paese come il Libano la loro quota corrisponde ormai alla metà della popolazione locale.

Da cinque anni migliaia di siriani musulmani e cristiani sono ammazzati. E non ci sono lacrime per loro.



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