Dodici anni fa, in tanti tra amici e benefattori ci chiedevano: “Perché aprire un’altra missione in un periodo così difficile, con poche vocazioni, con un numero alto di Saveriani anziani e con tutte le altre missioni da coprire?”. La risposta da parte nostra è stata sempre chiara e in coerenza con il carisma saveriano: “Caritas Christ urget nos”. L’amore di Gesù Cristo ci spinge sempre ad andare, a partire, ad incontrare ancora nuove persone che attendono la Buona Novella.

È un ritornello che ritroviamo spesso negli interventi del Santo Padre, in particolare nella Fratelli Tutti. Noi siamo missionari “in uscita”, pronti a partire, ad andare dove lo Spirito ci manda per continuare la missione che Cristo ci ha affidato. La tentazione di sedersi, di portare avanti quanto si è iniziato, senza continuare a mettersi in gioco è sempre presente. Ma il desiderio di esplorare nuovi orizzonti è più forte ed è per questo che ora ci troviamo nella terra del sorriso, la Thailandia.

Fin dall’inizio, abbiamo cercato di fare nostra la frase che più rappresenta lo spirito saveriano: “Fare del mondo una famiglia”. Questo invito evangelico è utopia o realtà? Analizzando la situazione mondiale, a partire dalla pandemia e ancora di più oggi di fronte alle sanguinose guerre in corso, il Santo Padre, sempre nella Fratelli tutti, sottolinea come spesso il desiderio di fraternità, umanità, unità sia diventato utopia o, peggio ancora, non sia neanche considerato. L’ego sembra avere preso il sopravvento sulla dimensione sociale. Per cui, la propria realizzazione o la propria sopravvivenza diventa l’obiettivo principale per il singolo.

Essere missionari in questa nuova missione, significa invertire il centro e il punto di riferimento. Costruire ponti di fraternità, relazioni umane, fare famiglia fin dall’inizio è stato il nostro motto, il nostro obiettivo e la base per le scelte comunitarie e pastorali. Concretamente, la nascita di una comunità mista (missionari e laici, thailandesi e stranieri) che opera nella più grande baraccopoli della capitale, la presenza nei villaggi poveri del Nord e nei campi profughi sono alcuni degli esempi che mostrano il nostro tentativo di fare del mondo una sola famiglia.

In Thailandia, ci troviamo in un contesto prevalentemente buddhista, dove il buddhismo rappresenta non solo la religione, ma anche la cultura. Sia al Nord che nella capitale, abbiamo fatto la scelta di metterci a servizio dei più poveri, di quelli che il Conforti chiama i privilegiati del nostro annuncio. Nella missione quotidiana, fatta soprattutto di visite tra la gente dei villaggi e i poveri delle baraccopoli, cerchiamo di incontrare Cristo che è già presente nella vita della gente che il Signore ci fa incontrare.  Sperimentiamo quanto è vera l’affermazione paolina: “In omnibus Christus”. Non siamo noi a portare Cristo agli altri, ma Cristo è già presente dove lo Spirito ci invia.

Siamo grati al Signore per questa missione, espressione chiara e concreta del carisma saveriano sempre in movimento, attento a cogliere i segni dei tempi, pronto a farsi guidare dallo Spirito, per essere sempre missionari in uscita.