Mozambico, “pietra del Saverio”
“Si cercano persone innamorate di Dio”
Scrivo per i numerosi amici e lettori di “Missionari Saveriani”, con questa antica macchina da scrivere... dei tempi del Saverio. Qui, un villaggio sperduto del Mozambico dove mi trovo, non c’è altro: non un computer, non un telefono, non la corrente elettrica!
La sosta forzata del Saverio
Nel 1541, nel suo lungo viaggio per raggiungere l’India, Francesco Saverio fu costretto a svernare nell’isola di Mozambico che, a quel tempo, funzionava come “deposito” delle mercanzie delle navi portoghesi in transito per o dall’India. Quest’isola è stata anche il primo centro religioso cristiano in Mozambico. La prima Messa vi fu celebrata nel 1498 e da qui ebbe inizio l’evangelizzazione di questi popoli dell’Africa meridionale.
Francesco rimase nell’isola sei mesi, in attesa che giungesse il tempo favorevole per salpare di nuovo. Egli stesso scrive: “In quest’isola il re del Portogallo ha un fortino, con portoghesi e mori pacifici. Si ammalarono molte persone e ne morirono circa ottanta. Noi stavamo sempre nell’ospedale, occupandoci degli ammalati...”.
Ma il lavoro più duro a cui il Saverio fu costretto fu il dover “aspettare” con pazienza l’ora della partenza e proseguire il suo viaggio verso la meta: l’India. In una chiesetta sulla spiaggia, si conserva la grande pietra su cui Francesco sedeva, passando lunghe ore a guardare l’oceano e oltre...
Un pellegrinaggio nell’isola, anche a nome vostro
In quest’anno dedicato al Saverio, noi saveriani che lavoriamo in Mozambico non potevamo non andare a visitare quel luogo “sacro”. In agosto, siamo andati in pellegrinaggio proprio nell’isola dove sostò il Saverio, a un migliaio di chilometri dalle missioni in cui viviamo.
L’ambiente che abbiamo incontrato non è molto cambiato da quello dei tempi del Saverio: il paesaggio tipicamente tropicale, l’oceano, le palme, le barche, le capanne dei pescatori, le chiesette barocche, il fortino di São Sebastião dell’epoca coloniale... tutto sembra rimasto come allora.
A noi interessava respirare “l’aria missionaria” del Saverio. Abbiamo celebrato la santa Messa nella chiesetta dove è conservata la famosa “pietra dell’attesa” o del desiderio della missione. È proprio da qui che il Saverio riprese il suo interminabile viaggio verso l’India, l’Indonesia, il Giappone, la Cina.
La croce dell’evangelizzazione
Sull’isola di Mozambico è stato costruito un piccolo monumento per ricordare i 500 anni di evangelizzazione: una grande croce di pietra, con due date, 1498 - 1998, e la scritta in lingua inglese, “Gesù Cristo, ieri, oggi e sempre”. Proprio il 1998 è l’anno in cui noi saveriani siamo arrivati in Mozambico, per continuare il grande sogno del Saverio: annunciare la ricchezza del vangelo a tutti gli uomini e donne del mondo.
Ai piedi di quella croce, abbiamo ricordato le parole di Francesco Saverio, nostro patrono e modello: “Si cercano uomini innamorati di Cristo, che sappiano dare ragioni per vivere, perché in questi luoghi si apprezza meno il sapere e più la vita”.
Sono parole vere ancora oggi e le rilanciamo anche a tutti voi:
“Cerchiamo donne e uomini innamorati di Dio, che vengano a darci una mano, in aiuto alla vita!”.