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Mons. Romero, la voce dei senza voce

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In occasione della memoria dei missionari martiri, lo scorso 23 marzo si è tenuto nella sala civica del comune di Acquanegra Cremonese (CR) un momento di testimonianza e ricordo della figura di San Oscar Romero dal titolo “Voce dei senza voce”.

cr Agnelli don AntonioSi è trattato di un’intensa riflessione animata sulla vita, i discorsi, le testimonianze di un santo, martire dei nostri tempi, il primo santo martire del Concilio Vaticano II. Ispiratore di questo percorso è il presbitero e scrittore cremonese don Antonio Agnelli (nella foto), grande conoscitore ed estimatore del santo vescovo salvadoregno. Nel 2006, ha avuto il privilegio di celebrare la Santa Messa proprio sull’altare del martirio di mons. Romero. Attualmente collaboratore della parrocchia dell’Immacolata Concezione del quartiere Maristella di Cremona, era presente in Piazza San Pietro il 14 ottobre 2018 per la canonizzazione di San Oscar, con l’amico poeta Franco Milanesi, del Comitato di Studi Mara Soldi Maretti e del Centro di Scrittura Cremonese Maretti-Cremonesi, promotori della serata.

cr Milanesi FrancoDopo la presentazione di Franco, don Antonio ha accennato brevemente alla figura del santo vescovo, ricordando che papa Francesco ha indossato, durante la canonizzazione, il suo cingolo insanguinato. Mons. Romero era un vescovo che non viveva in palazzi vescovili, ma in un’umile dimora a fianco di una struttura per malati terminali. È stato un martire dell’allora “guerra fredda” che ora sembra “glaciale”, pronta ad aprirci le porte dell’inferno atomico.
San Oscar è stato il difensore dei diritti umani e del Vangelo, per il quale ha offerto la sua vita perché sapeva del rischio che stava correndo. Per papa Francesco è stato perseguitato in vita e in morte perché si è schierato dalla parte degli “scarti della società”.

La testimonianza è proseguita con la lettura dei momenti salienti della sua biografia, supportata da alcuni simboli: stole coloratissime sui leggii dei lettori, una tovaglia ricamata col Cristo su cui è stata posta l’icona del santo, alcuni libri, un microfono, una vecchia radio… Negli anni ’50-‘60 del secolo scorso, nel Salvador nascono i primi movimenti popolari che risvegliano la coscienza dei contadini oppressi contro l’oligarchia dei latifondisti, ma mons. Romero non è ancora pronto ad accogliere questa realtà. Sarà verso gli anni ‘70 che inizierà a interessarsi concretamente al problema, ma è ovviamente contrario alla guerriglia. Si rende conto che sono proprio i suoi amici benestanti che opprimo i contadini verso i quali c’è un inasprimento della repressione, in particolare nel 1975, quando la Guardia Nazionale compie una strage nei loro confronti.
Nel frattempo incontra per due volte papa Paolo VI e Giovanni Paolo II, ai quali manifesta le sue preoccupazioni per la tragica situazione del suo Paese.

È in questo periodo che la Chiesa del Salvador inizia a sostenere le attività di rivendicazione degli oppressi, ma il governo non apprezza e allontana anche alcuni presbiteri. Intanto, mons. Romero comincia a sentirsi sempre più unito alle sofferenze del suo popolo. Finché, il 12 marzo 1977, viene assassinato p. Rutilio Grande, animatore dei gruppi di mutuo aiuto dei contadini. Mons. Romero, per protesta, il giorno delle esequie di padre Grande celebrerà una sola messa nella cattedrale della capitale. A questo punto capisce che deve schierarsi apertamente dalla parte degli oppressi, senza l’utilizzo della violenza, ma senza retrocedere nella difesa dei diritti umani.

cr canzoneÈ così che diventa voce dei senza voce, perché la sua voce è quella del profeta, una voce scomoda che infastidisce i ricchi e i potenti. Per questo, viene accusato di marxismo, con minacce evidenti di morte che si concretizzano con l’uccisione di altri 5 sacerdoti. Era la premessa della sua morte violenta.
Durante la lettura di alcuni stralci delle sue omelie si sente ripetere che nel volto dei poveri si deve cogliere la presenza di Cristo; che l’opzione preferenziale per i poveri non è demagogia, ma Vangelo puro; che la giustizia sociale è incontrare Dio negli impoveriti che sono presenza viva e provocante di Cristo; che la conversione per i ricchi significa migliorare le condizioni dei poveri; che i poveri sono il grido costante che denuncia l’ingiustizia e (attenzione!) la poca generosità della Chiesa.

È seguito il filmato della sua penultima omelia, il 23 marzo 1980, il giorno prima del suo assassinio, che si riassume in una frase: l’uomo è l’immagine di Dio! Il giorno del suo funerale, l’esercito sparò sui fedeli, compiendo un nuovo massacro: 40 vittime…
Ci si sofferma sulla vecchia radio, lo strumento che San Romero utilizzava per denunciare i soprusi e attorno al quale si riunivano i contadini di El Salvador per ascoltare le sue prediche. In queste registrazioni sentiamo la sua voce affermare che il suo popolo è come un profeta che sta insegnando a lui, attraverso l’opera dello Spirito Santo e che ognuno deve essere un microfono di Dio. Ma, si chiede, cosa fanno i battezzati in politica e in economia? Sappiamo essere microfoni di Dio?

cr coro parrocchia don AgnelliLa serata si è conclusa con una preghiera di mons. Tonino Bello, dedicata al vescovo dei poveri nel settimo anniversario della morte. Franco Milanesi ha letto la sua poesia “Vento di El Salvador” e tutti insieme abbiamo pregato per la Pace nel mondo intero, per l’intercessione di San Romero, con un Padre Nostro.
L’animazione della serata era affidata alla corale della parrocchia di don Antonio Agnelli, sia per la presentazione di momenti musicali che per la lettura dei testi proposti. Tutti sono stati molto bravi.
Sarebbe bello che altre parrocchie potessero ospitare serate così illuminate, farebbero bene a tante e tanti.

cr libro don Agnelli

Don Antonio ha recentemente pubblicato “La Parola si è fatta creazione. Fede in Gesù ed ecologia” (edizioni San Paolo).



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