Tornando a casa, accendo la radio e mi sintonizzo sul canale preferito. In onda c'è un programma di musica, attualità e poesia. Il tema del giorno è l'incontro. Mi soffermo sulla riflessione che il conduttore propone agli ascoltatori. È interessante, un po' provocatoria, ma può essere utile in questi tempi in cui tutto entra facilmente in crisi. La riporto qui.

"La parola incontro fa paura. La sera, tutti dicono che sia meglio stare in casa per non fare... strani incontri. Per non parlare dell'incontro con il diverso, con chi ci sembra lontano da noi; un lontano che poi magari si rivela essere il vicino di casa. E l'immigrato? Con tutti quei negozietti sotto casa, fa parte di un'altra cultura: non si sa niente di lui, per cui è meglio rinchiudersi nella nostra identità, perché ciò che è identico non fa paura. Forse bisogna davvero avere paura degli incontri, perché gli incontri ci cambiano, ci fanno crescere, magari ci stravolgono...

Possiamo dire, però, che tutti i progressi dell'uomo sono nati da incontri. Persino la nostra identità, le nostre radici giudaico-cristiane..., cosa sono se non frutti di un incontro? Siamo fieri dell'antichità Romana. Ma secondo il mito, i romani sono figli di Enea, scappato da Troia: un turco! Poi ci siamo mischiati con gli etruschi, che qualcuno dice fossero d'origine fenicia: libanesi! Insomma, siamo tutti figli di incontri.

Noi ci arricchiamo con la cultura; leggiamo e apprezziamo un autore come Terenzio, che aveva la pelle scura, mentre la straordinaria filosofia greca è indo-europea... Quando mangiamo una bella pastasciutta al sugo non ci ricordiamo che il pomodoro arriva dagli aztechi-americani. E il caffè che beviamo, non è di miscela... arabica? Ogni giorno usiamo i numeri... arabi.

Tutto è cambiato quando è arrivato il cristianesimo, una religione della Palestina. Uno dei suoi padri, sant'Agostino, era algerino di Ippona. Sono tutti piccoli o grandi incontri. E senza incontri, senza la curiosità verso l'altro, la nostra identità non sarebbe nata. Il vero coraggio sta nel guardare in faccia l'altro, scoprire una nuova identità e, già che ci siamo, anche un po' della nostra".

Sorrido compiaciuto per la trovata di questa verosimile riflessione storico-letteraria, quando la trasmissione passa la linea alla pubblicità. Forse, vale più per gli adulti che per i giovani, spesso in grado di testimoniare meglio cosa sia l'incontro. Perché lo vivono ogni giorno in classe o nel tempo libero. Sanno cos'è il confronto, lo scontro, l'amicizia con il diverso più di tanti giornalisti o politici che scrivono e parlano... a vanvera. Basterebbe volgere lo sguardo verso figli e nipoti per scoprire come si fa, quali sono i limiti e i pregi di tanti incontri che ormai sono inevitabili.

Oppure potremmo chiedere a insegnanti ed educatori. Asili e scuole sono le vere palestre dei cittadini del domani... Sono i luoghi privilegiati in cui si fatica a comporre il puzzle delle identità tra diffidenze, chiusure, discriminazioni e pregiudizi, che spesso appartengono al mondo degli adulti e meno a quello dei bambini. Sono i luoghi privilegiati dove si sperimentano i primi veri incontri della propria formazione umana.

Non sprechiamo l'occasione, non rinunciamo a noi stessi, ma nemmeno rinunciamo all'intrigante possibilità di scoprire chi vive vicino a noi.