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Missione Giovani: I giovani italiani di oggi sono…

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Voglio sottoporre alla vostra lettura il pensiero di un missionario sulla situazione dei giovani italiani. È rientrato in Italia dopo molti anni di servizio missionario e, sullo sfondo, sembra evidente un raffronto con i giovani conosciuti in missione. In una sorta di botta e risposta, ho diviso la riflessione in tre punti.

**"La fede e la religiosità dei giovani sono superficiali, infantili; si ricordano poco di Gesù, poco conoscono la bibbia; sembra che la chiesa non li entusiasmi, non la sentono giovane, perché non dà loro spazio, non si rinnova, non è allegra come dovrebbe...".

Mi sembra un giudizio duro, soprattutto perché non è accompagnato da una riflessione parallela sul mondo degli adulti. Infatti, religiosità e fede sono doni che si possono conoscere e apprezzare in famiglia. Se in casa non si parla un po' di Dio, se non c'è invito alla preghiera, i figli come possono conoscere Gesù e il suo vangelo?

Molti genitori dicono che i figli da grandi saranno liberi di compiere le scelte che credono. Ma come potranno apprezzare qualcosa che non conoscono? La società, l'ambiente in cui viviamo, i mezzi di comunicazione non aiutano, e non si può pensare che bastino le ore di catechismo per imparare... Anche perché il catechismo finisce presto.

Faccio un esempio: se in famiglia papà e mamma sono appassionati di sport è più probabile che i loro figli seguano le orme dei genitori; almeno saranno incuriositi e proveranno prima di decidere se praticarlo o no. La passione per quello che sentiamo - anche per la fede - possiamo respirarla iniziando dalle mura di casa.

È vero, la chiesa in qualche modo è percepita come una istituzione limitante, che non asseconda la vivacità dei giovani. Però, il volto giovane e allegro della chiesa esiste; forse non starà in certi palazzi, ma è evidente in altri ambienti: negli oratori, nelle iniziative in favore delle missioni, nelle realtà di volontariato. Credo vada cercato qui il vero rinnovamento, perché anche questa è vera chiesa.

**"I giovani non sono molto sensibili ai poveri, agli stranieri; non capiscono molto di discorsi sociali, di giustizia, mondialità, missione e pace; forse perché nel loro quotidiano non sono messi in evidenza i fatti, le vere informazioni e testimonianze...".

Voglio essere provocatorio. Ci sono giovani che a questi valori ci tengono e li vivono. Altri sono insensibili: per comodità e disinteresse, forse anche per scelta. Cosa possiamo proporre loro? Un'altra informazione, un altro punto di vista, altre testimonianze possono bastare a sovvertire questa tendenza? Forse sì, forse no.

Ma credo sia doveroso, anzi obbligatorio provarci, per mostrare che un altro mondo è possibile, che un altro mondo pensa e agisce diversamente da loro; che anche noi giovani nel nostro piccolo quotidiano possiamo fare qualcosa di importante. Missione e pace, solidarietà e mondialità sono i valori di ogni giorno. Non sono concetti astratti, ma scelte di vita che possiamo verificare in ogni momento.

**"Nei giovani c'è la preoccupazione di garantirsi una buona occupazione per sopravvivere; lo studio sembra solo un mezzo... Intanto ci pensano i genitori a mantenerli!".

Anche qui, sembra che il missionario usi... più bastone che carota. È chiaro che un giovane aspiri a trovare un'occupazione "buona", se non tanto remunerativa, almeno "sicura"! Poter sfruttare i propri talenti con onestà non è una richiesta illegittima.

Inoltre, oggi sono davvero tanti i lavori che bastano sì e no per... sopravvivere. Spesso i figli - viziati o trascurati - in casa di mamma e papà rimangono perché non hanno alternativa. E se c'è, forse non è sostenibile. Come formare una famiglia con il rischio di andare allo sbaraglio?

E voi cosa ne pensate? Fateci sapere le vostre esperienze e opinioni.



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