Matteo Ricci e l'aggiornamento
Questi pensieri del missionario scomparso P. Clementini), ripresi dal numero di gennaio 2010 (edizione Romagna), sono stati letti al termine della Messa all'abbadia di Fiastra.
Come missionario e ancor più come maceratese, sto vivendo con interesse il 4° centenario della morte di p. Matteo Ricci, il gesuita matematico, astronomo, filosofo e letterato, detto il "Colombo dell'oriente". Padre Ricci nel 1577, dopo sei mesi di navigazione, giunse a Goa in India; da qui proseguì per Macao e il 24 gennaio 1601 mise piede a Pechino. Qui morì e fu sepolto, dopo aver creato in nove anni di intensa attività un ponte tra la Cina e il resto del mondo.
Nel 1961 la sua grande storia mi aiutò a capire la mia. Nel salpare da Venezia con il mercantile "Isarco" verso l'Indonesia (dove sarei giunto dopo 24 giorni), la cerimonia più sentita non fu il canto di "Mamma, addio" e di "Ave maris Stella", ma la sostituzione della veste nera con quella bianca. Indossando quella veste sentivo di entrare in un altro mondo. E me ne accorsi subito quando sotto i piedi non avevo più la terra ferma, ma un Adriatico burrascoso che mi faceva comportare da ubriaco, e poi l'immenso oceano Indiano che non aveva altro che pesci volanti per distrarci dalla monotonia del caldo equatoriale di gennaio.
Ricordo che negli anni '50 fece epoca la richiesta di un missionario che, dovendo rimpatriare dalla Cina dopo oltre 30 anni, scriveva ai suoi fratelli: "Potete venire a prendermi alla stazione con un asino?". I fratelli non sapevano come accontentarlo, perché l'asino con cui era stato accompagnato alla stazione non c'era più.
Una volta ci si accorgeva del passare degli anni dalla crescita dei bambini e dall'invecchiamento degli adulti. Oggi si invecchia più lentamente, grazie a Dio. Non sono gli anni che ci sfuggono, ma il mondo in cui viviamo che cambia da un giorno all'altro. E chi per lavoro ha a che fare con il mondo, deve continuamente aggiornarsi.
Da questo dovere non possiamo esimerci noi missionari, sia nel conservare la fede sia nel proporla.