Martire tra i Musulmani: Solo l'amore ha un senso
La testimonianza più bella Annalena Tonelli l’ha lasciata nel dicembre del 2001, quando partecipò a Roma ad un convegno del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute.
“Da quando abbandonai l’Italia nel gennaio del 1969 vivo a servizio dei somali.
Scelsi di essere per gli altri, i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, i non amati, che ero una bambina, e così sono stata e confido di continuare a essere fino alla fine della mia vita. Vivo a servizio, senza un nome, senza la sicurezza di un ordine religioso, senza appartenere a nessuna organizzazione, senza uno stipendio. I confini del mio Paese mi sembravano così stretti, asfittici. Trentatré anni dopo grido il vangelo con la mia sola vita e brucio dal desiderio di continuare a gridarlo così fino alla fine.
Il mio primo amore furono i malati di tubercolosi. Non sapevo nulla di medicina, cominciai a portare loro l’acqua piovana che raccoglievo dai tetti della bella casa che il governo mi aveva dato come insegnante. Tutto mi era contro. Ero giovane e dunque non degna né di ascolto, né di rispetto. Ero bianca e dunque disprezzata, ero cristiana e dunque rifiutata e temuta. E poi non ero sposata, un assurdo in quel mondo in cui il celibato non esiste ed è un non valore.
Trent’anni dopo sono ancora guardata con compassione e disprezzo.
Ho sperimentato nella carne dei miei, di quelli che amavo, la cattiveria dell’uomo e la sua crudeltà, la sua iniquità. Ne sono uscita con la convinzione incrollabile che ciò che conta è solo amare. Se anche Dio non ci fosse, solo l'amore ha un senso, solo l'amore libera l'uomo da tutto ciò che lo rende schiavo, in particolare solo l'amore fa respirare, crescere, fiorire, solo l'amore fa sì che noi non abbiamo più paura di nulla.
Nulla mi importa veramente al di fuori di Dio, al di fuori di Gesù Cristo. Questo non è un merito. È una esigenza della mia natura”.