Lo spirito missionario del Saverio
Il gesuita p. Giuseppe Pirola, fratello del saveriano p. Stanislao, ha tenuto una conferenza presso i saveriani di Vicenza. Ci ha fatto riflettere sull'itinerario missionario di san Francesco Saverio, modello per i missionari di tutti i tempi.
Sant'Ignazio ha detto di san Francesco Saverio: “È stato la creta più ribelle che mi sia mai capitato di plasmare”. Lo ha “plasmato” con gli esercizi spirituali che sono la fonte della spiritualità ignaziana e gesuitica; una spiritualità strettamente basata sul vangelo.
Gli esercizi adatti per il viaggio apostolico
Gli esercizi spirituali sono veri e propri “esercizi”, cioè cose da praticare per la salute dello spirito, come gli esercizi ginnici per la salute del corpo. Lo scopo da raggiungere è la scelta del proprio stile di vita personale. Francesco è approdato alla meditazione sui propri peccati davanti al Cristo crocifisso e alla sua misericordia; ha scelto di mettersi a disposizione del Re divino che l'aveva salvato dai suoi peccati. Il carattere affettivo del Saverio e la sua passionalità non sono stati repressi, ma educati a crescere ordinatamente verso la dedizione amorosa a Cristo e al regno di Dio, fino a diventare entusiasmo.
Questa spiritualità evangelica è diventata, per Ignazio e per i suoi “compagni”, una pratica missionaria attraverso il pellegrinaggio . Dopo la loro conversione, Ignazio e i “compagni” hanno vissuto da pellegrini . In quel tempo i pellegrinaggi erano molto numerosi.
Ma per i “compagni” non si tratta soltanto di compiere un viaggio di penitenza e di devozione a un santuario famoso. È il viaggio apostolico, che comporta un insieme di azioni e di atteggiamenti: andare a piedi, visitare i santuari, vivere di elemosina, soggiornare negli ospedali, servire i malati...
L'esploratore dell'Oriente
L'immagine tradizionale del Saverio è quella di un battezzatore veloce, di cui è simbolo la celebre reliquia del “braccio che battezza”. Saverio arriva in India come inviato papale , al seguito del governatore portoghese, e come inviato di Ignazio con una missione specifica da parte della Compagnia di Gesù. Saverio non è un semplice missionario. È il capo della missione, che il Papa ha affidato alla Compagnia di Gesù e che Ignazio ha affidato al Saverio.
I territori dove è andato il Saverio, erano conosciuti poco o niente. La sua missione consiste nel compiere una prima ricognizione del terreno, la più estesa possibile, che andrà infatti dall'India al Giappone e alla Cina. Andando e lavorando, egli raccoglie tutte le informazioni possibili e le trasmette a Roma per una futura pianificazione del lavoro. Il Saverio prepara il terreno per i futuri missionari che verranno e svilupperanno l'attività missionaria, stabilendo luoghi, ambiti e tipi di lavoro. Lo stesso Saverio comincia a fare tutto questo con i “compagni” che man mano arrivavano dall'Europa.
Un assiduo informatore
La prova di tutto ciò sta nelle numerose lettere scritte dal Saverio. Non sono lettere familiari o amichevoli. Sono vere e proprie relazioni di lavoro missionario, scritte da un capo della missione per lo sviluppo del lavoro missionario futuro. Saverio scrive dando informazioni religiose, sociali, culturali e politiche sui popoli dell'India, delle Molucche, del Giappone e della Cina. Illustra il campo del lavoro apostolico: è necessario aprire un grande collegio a Goa per l'educazione della gioventù, formare il clero indigeno, imparare tante lingue nuove e difficili...
Tutto questo immenso lavoro del Saverio per comunicare a Roma il quadro generale della situazione, le opportunità e i problemi del lavoro, fa parte integrante del suo stile di itineranza apostolica , che lo porta in India e da qui lo spinge fino alle Molucche e al Giappone, e dal Giappone fino alla Cina.